"Oh, come desidero
ardentemente crescere
Guardo fuori
E l'albero dentro di me cresce"
(Rainer Maria Rilke)
E' esistita un'epoca in cui le piante erano
considerate la manifestazione più concreta e immediata della divinità: alle
piante gli uomini chiedevano protezione e conforto, illuminazione e consiglio,
e intorno ad esse fiorirono miti e leggende in cui si fondevano mirabilmente
il Mistero della Vita e il Mistero del Divino.
Albero della Vita, Albero della Conoscenza, Albero del Bene e del Male, Male,
Albero della Cabala ... Albero che con la sua verticalità unisce il cielo alla
terra, il sacro al profano, il visibile all'invisibile... Albero che è
espressione stessa della vita che si rigenera incessantemente. Albero che come
l'uomo ha il destino di dover realizzare pienamente la sua forma, di diventare
un'entità perfetta e compiuta.
Mistici e sciamani, saggi, filosofi, artisti e alchimisti hanno da sempre
legato alla simbologia dell'albero le eterne e inquietanti domande dell'uomo:
il Bene e il Male, la Vita e la Morte, la Conoscenza, la Trasmutazione, I'Umano
e il Divino. Oggi, a fronte di un equilibrio ecologico quasi distrutto, l'uomo
rinnova il suo interesse per l'albero per ragioni puramente utilitaristiche di
sopravvivenza, ma nel profondo del suo essere è incisa una simbologia
millenaria che tornerà a vibrare e a guardare gli alberi e la natura con
amore.
Albero Cosmico
"Si sviluppa in maniera rotonda, dando pian piano al proprio essere, la forma
che elimina la volubilità del vento" Rainer Maria Rilke
Mircea Eliade, storico delle religioni, ha evidenziato come tutti gli aspetti
del comportamento umano legati al mito, riflettono il desiderio di cogliere la
realtà essenziale del mondo e le origini delle cose, il "centro", il punto di
inizio assoluto quando furono creati gli uomini e il mondo. Nel linguaggio
simbolico, questo punto è l'ombelico del mondo, l'uovo divino ecc. ma viene
spesso immaginato come un asse verticale o asse cosmico che, situato al centro
dell'universo, attraversa il cielo, la terra e il mondo sotterraneo.
L'immagine di un asse cosmico è antichissima - pare che risalga al IV o III
millennio avanti Cristo - e diffusa in tutto il mondo sotto forma di pilastro,
o palo, di albero e di montagna.
L'albero cosmico - simbolo del mondo - mediatore tra le profondità della terra
e le altezze dei cieli, non appartiene solo alla nostra cultura
Giudaico-ellenica: nell'India antica, l'universo è rigorosamente ordinato
attraverso gli alberi. Per la tradizione indiana infatti l'universo si divide
in 7 continenti concentrici, ognuno è circondato da un oceano e ognuno porta
il nome dell'albero da cui gli abitanti traggono benefici.
C'è però un altro rapporto tra il mondo e l'albero: il legno. Legno per fare
il fuoco, per riscaldare e quindi associato al fumo che sale verso il cielo,
ma anche legno come materia prima per l'artigiano, legato alla conoscenza
teorica e pratica e quindi alla Saggezza.
Esiste infatti una omonimia completa tra il sostantivo "scienza" e il
sostantivo "legno" in tutte le lingue celtiche, mentre nella tradizione
ebraica si trova un rapporto tra l'albero e la parola. Si legge nello Zohar o
"Libro dello splendore: "Nell'epoca messianica, la Colonna centrale assicurerà
il nutrimento per ciascuno... L'albero della vita sarà allora piantato nel
centro del giardino e si realizzerà La Parola; egli prenderà anche dell'albero
della Vita, ne mangerà e vivrà in eterno."
E' attraverso l'albero quindi che si deve realizzare il mondo che verrà; e
nutrirsi dell'albero significa assorbire la sostanza del mondo e la conoscenza
assoluta.
La totalità della simbologia cristiana ruota attorno a quel simbolo
fondamentale che è la croce; il palo esprime la verticalità, l'albero che si
innalza dalla terra verso il cielo (e in certe rappresentazioni della
crocifissione Cristo non è inchiodato su una croce, ma su un albero). C'è però
da notare che sia l'albero cosmico che la croce sono simboli universali: nelle
leggende orientali infatti, la croce è la scala sulla quale le anime degli
uomini salgono verso Dio. Ci sono rappresentazioni in cui il legno della croce
ha 7 gradini, così come gli alberi cosmici rappresentano 7 cieli. Questo
stesso senso cosmico della croce è presente nell'arte africana e nei suoi
motivi cruciformi. Prima di tutto comunque, la croce ha un senso cosmico
totale; perché indica i 4 punti cardinali.
Gli storici moderni ritengono che Cristo sia stato crocefisso su un palo,
trasformato in croce più per effetto del mito che della storia: Cristo
sacrificato, al centro del mondo, sull'albero cosmico che congiunge il cielo
alla terra e situato all'incrocio orizzontale dei raggi delle 4 direzioni,
omologo all'Albero della Vita che si erge al centro del giardino dell'Eden
all'inizio dei tempi. Lo stesso Stupa Buddista è l'immagine del cosmo
attraversato dall'axis mundi. Nelle più antiche rappresentazioni delle
tentazioni di Buddha, Buddha stesso non appare: essendosi unito al sacro che
irradia in tutto il cosmo, egli è meglio raffigurato dall'albero cosmico.
Cristo, Buddha e Maometto compirono la loro ascesa partendo dal centro e
salendo lungo l'axis mundi.
L'energia vitale dell'albero è associata anche ai poteri femminili della
creazione, nella maggior parte delle tradizioni; per estesione, è associato
alla terra (principio femminile) e al cosmo, poiché, come l'albero, il cosmo
si rigenera incessantemente ed è sorgente inesauribile di vita, che include
tutte le cose in una dinamica creatrice.
Nelle civiltà pre-indiane, l'albero cosmico è rappresentato dal Ficus
Religiosa, nei cui pressi stanno delle dee nude... motivo questo che si
ritrova nelle leggende cristiane dove l'albero, simbolo femminile ha origine
dalla terra madre. In numerosi miti infatti, l'uomo nasce dall'albero e, alla
sua morte, viene sepolto in un albero cavo, restituito quindi alla dea - madre
- albero che lo partorì.
Nelle religioni arcaiche, l'albero è l'universo; nella tradizione indiana è la
manifestazione del Brahma nel cosmo; secondo le Upanishad, i suoi rami "sono
l'etere, l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra."
Albero di illuminazione e luce
Gaston Bachelard: “L'immaginazione è un albero. Ha le virtù integratrici di un
albero. E' radici e rami. Vive tra terra e cielo. Vive nella terra e nel
vento”. L'albero immaginato diviene impercettibilmente cosmologico, epitome e
creatore di un universo. Spesso l'albero del Mondo - o Albero Cosmico - è
descritto come "colonna di fuoco", simbolo dell'illuminazione intellettuale e
spirituale e Platone stesso, lo descrive come "Asse luminoso di diamante".
Nelle varie tradizioni gli alberi appaiono come "pegno" di resurrezione e di
immortalità: il "ramo d'oro" dei Misteri antichi, l'acacia delle iniziazioni
massoniche, le palme della tradizione cristiana e più in generale tutti gli
alberi sempreverdi e quelli che producono gomme o resine.
In tempi più arcaici, i luoghi sacri rappresentavano il cosmo in miniatura;
erano fatti di alberi, pietre e acqua, oppure di un recinto sacro che
conteneva un altare, una pietra e un albero, come se ne trovano ancor oggi in
India. Fu su un simile altare, ai piedi di un albero sacro che Buddha sedette
quando, sacrificando il proprio sé individuale, ottenne l'illuminazione. Tale
albero divenne un albero sacro, albero Bodhi, o albero dell'illuminazione, la
cui talea è stata trapiantata e cresce tuttora.
L’albero dell'Illuminazione di Buddha è l'immagine dell'infinita rigenerazione
del cosmo da un'unica fonte trascendente, mentre l'albero cosmico cinese è
rappresentato curvo su se stesso come per raccogliere le forze e la
concentrazione per l'ascesa.
Intorno a un albero, o a un grande palo, gli Indiani Nordamericani compivano
molti riti con cui rafforzavano il loro legame con il mondo sacro, il più
famoso è forse la "Danza del Sole".
Gioachino da Fiore era un mistico e un contemplativo, il cui pensiero fu
plasmato da una serie di illuminazioni; tra queste la più importante fu quella
che egli ebbe mentre stava studiando il libro dell'Apocalisse, in cui Giovanni
descrive la sua visione dell'Albero della Vita. L'albero che gli apparve
divenne l'immagine generatrice della sua concezione dinamica della storia, e
cioè di un processo di sviluppo ascendente in tre stadi, ciascuno associato a
una persona della Trinità e ognuno dei quali si sviluppava sul completamento
dello stadio precedente. I seguaci di Gioachino fissarono al 1260 l'inizio
dell'ultima era - quella dello Spirito Santo... ed è un fatto curioso che
alcuni storici ravvisino oggi, in quegli stessi anni, l'inizio dell' "Era
Moderna".
Il grande pioniere della pittura moderna, Vassily Kandinsky, si serve
dell'albero trinitario di Gioachino da Fiore per illustrare la propria visione
sull'evoluzione spirituale dell'arte. L'arte non consiste di nuove scoperte
che cancellano le precedenti, ma di uno sviluppo organico fondato su una
precedente saggezza... cosi come il tronco dell'albero non diventa superfluo
per lo spuntare di un nuovo ramo. In occasione di un'esposizione, il grande
amico di Kandinsky, Paul Klee, si serve della parabola dell'albero per
esprimere il concetto del processo che opera nell'artista: "l'artista si
limita, al suo posto nel tronco dell'albero, a raccogliere ciò che emerge dal
profondo e a trasmetterlo oltre"; in altre parole, Klee vide nella creatività
umana, semplicemente la prosecuzione del processo cosmico. E Carl Gustav Carus
nel 1800 descrisse la vita mentale di un essere umano come una pianta che,
radicata al suolo dell'inconscio, cresce verso l'alto, protendendosi verso la
luce divina di una maggiore coscienza." Lo stesso Mondrian produsse numerosi
disegni e dipinti nei quali emerge l'aspetto cosmico dell'albero.
Gli alberi e i cespugli in fiamme sono ben noti nella storia delle religioni,
poiché il sacro si manifesta spesso sotto forma di fuoco e di luce; Mosé, su
istruzione diretta di Dio, foggiò il candelabro a 7 braccia, chiamato menorah,
che -come l'albero cabalistico delle Sephiroth - simboleggia la luce divina.
La menorah proviene, come altre forme dell'albero cosmico, dalla Mesopotamia;
i 7 bracci sono legati al significato astrologico del numero 7 e cioè del
numero dei corpi celesti conosciuti nell'antichità; secondo Filone di
Alessandria, i rami curvi esterni del candelabro rappresentano le orbite dei
pianeti, mentre l'asse centrale è il sole, la luce di Dio, da cui gli altri 6
traggono luce e gloria; le 7 luci del menhorah sono anche i 7 occhi del
Signore, contemplati da Zaccaria nella sua visione del candelabro d'oro, ritto
tra due alberi d'ulivo che fornivano l'olio per far ardere le lampade. Questa
associazione con l'albero di ulivo si trova anche nel Corano dove sta scritto
che "un ulivo non appartiene né all'Oriente, né all'Occidente (si trova cioè
nel centro del mondo) e può bruciare anche se nessun fuoco lo tocca."
"Ti prego, contempla con gli occhi dello spirito la piccola pianta contenuta
nel chicco di grano e osservane tutte le circostanze, onde tu possa far
crescere l'albero dei filosofi". Così scriveva un alchimista del XVII secolo.
L'albero delle Sephiroth
L'Albero delle Sephiroth è un ideogramma che collega tra loro 10 essenze di
grande importanza metafisica, cui fanno ripetutamente riferimento sia la
Bibbia, che il Nuovo Testamento, facendo supporre che, essendo il cuore stesso
della conoscenza, siamo per questo incisi nella coscienza universale. L'albero
delle Sephirot è formato da 3 triangoli sovrapposti - i nove angoli
rappresentano 9 Sephirot - sormontate da un punto isolato, occupato dalla
decima Sephirot. Queste rappresentano, dall'alto verso il basso, il Mondo di
Emanazione, di Creazione e di Formazione. La disposizione verticale
simboleggia ancora una volta la totalità dell'albero e del corpo umano: la
testa (Emanazione), il tronco (la Creazione) il ventre (la Formazione), le
gambe e i piedi (il Regno). Ma l'albero delle Sephirot rappresenta
contemporaneamente anche il cosmo: il tronco, il ventre e la testa nella
persona; l'atmosfera, la terra e i cieli, nel mondo; il tronco è del soffio,
la terra è dell'acqua, i cieli del fuoco. Si completa così il simbolismo
dell'albero nella persona e dell'albero nel mondo.
Si ritrova infatti, pressoché ovunque nel mondo, la tradizione dell'albero
rovesciato come simbolo del cosmo: il più antico testo cabalistico conosciuto,
il 'Livre de Bahir', scritto intorno al 1180, afferma: "Tutte le potenze
divine formano, come l'albero, una successione di anelli concentrici" ...e lo
Zohar, scritto nel XIII secolo, dice: "L'albero della vita si estende
dall'alto in basso e il sole lo illumina pienamente"; secondo Platone, l'uomo
è una pianta rovesciata, le cui radici si estendono verso il cielo e i rami
verso la terra; le radici dell'albero nella tradizione islamica affondano
nell'ultimo cielo e i suoi rami si estendono al disotto della terra; i Lapponi
nel corso di una cerimonia dedicata ai dio della vegetazione pongono presso
l'altare un albero con le radici verso il cielo e le fronde a terra; in certe
tribù australiane, gli stregoni piantavano un albero rovesciato; nelle
Upanishad, l'universo è un albero rovesciato e il Rig-Veda precisa:
"Verso il basso si dirigono i rami, in alto si trova la radice; che i suoi
raggi scendano su di noi!"
Dell'albero rovesciato parla persino Dante Alighieri nel "Purgatorio",
descrivendo due alberi rovesciati, vicino al vertice della "montagna",
immediatamente sotto il piano dove è situato il Paradiso terrestre... qui
giunti, però, gli alberi appaiono raddrizzati, nella loro posizione normale.
Quindi, questi alberi sono in realtà soltanto aspetti diversi dell'Albero
Unico e appaiono rovesciati unicamente al disotto del punto in cui ha luogo la
rettificazione e la rigenerazione dell'uomo.
In altre parole, ciò che "è in alto" (sfera principale o sopra - cosmica) si
riflette in senso inverso in "ciò che è in basso'', come sulla superficie
dell'acqua. Questo è confermato dal fatto che in certi testi tradizionali indù
si parla di due alberi, uno cosmico e uno sopra – cosmico: uno considerato il
riflesso dell'altro; e nello stesso "Zohar" si parla di un albero superiore e
di uno inferiore.
L'albero rovesciato non è quindi solo un simbolo "macrocosmico", ma anche un
simbolo microcosmico... ecco perché Platone dice che l'uomo è una "pianta
celeste". Questo Albero Mistico, che racchiude nelle sue 10 Sephirot anche il
simbolismo sessuale maschile e femminile, congiunge quindi i tre mondi di Dio,
dell'uomo e dell'Universo: l'uomo e l'universo si riflettono a vicenda e
entrambi si riflettono nell'Infinito. Secondo René Guenon, infine, le due
disposizioni dell'albero "devono mettersi in rapporto a due punti di vista
complementari e diversi a seconda che lo si guardi dal basso in alto, o
dall'alto in basso; in altre parole, a seconda che si collochi dal punto di
vista della manifestazione, o da quello del principio. Così, l'albero in
posizione normale rappresenterebbe l'ascensione della materia nello spirito,
l'albero rovesciato al contrario la discesa dello spirito nella materia: la
sua incarnazione.
Roger Cook sintetizza molto bene la simbologia di questo concetto: "I
cabalistici vedevano nella creazione la manifestazione esteriore del mondo
divino interiore e l'albero rovesciato serviva loro a illustrare questa idea.
Proprio come il seme contiene l'albero e l'albero il seme, il mondo divino
contiene tutta la creazione e la creazione a sua volta il mondo nascosto di
Dio."
In molte tradizioni, l'immagine del sole è collegata a quella dell'albero: il
sole lascia l'albero all'inizio di un ciclo, e viene a posarvisi alla fine:
l'albero è quindi la "stazione del sole", il "Roveto ardente" di Mosé, luogo
di manifestazione della divinità; nello Zohar, l'albero è rappresentato come
"Albero di Luce", e persino nella tradizione islamica nella Suraten Nur si
parla di un albero "carico di influenze spirituali", che non è né orientale,
né occidentale. Questo albero è un ulivo, il cui olio alimenta la luce di una
lampada che simboleggia Allah "Luce dei cieli e della terra"... nel testo
coranico è Allah sotto forma di luce ad illuminare i mondi, "Luce su luce", si
legge nel testo.
Una luce sovrapposta, quindi, che evoca la sovrapposizione dei due alberi, il
manifestato e il non manifestato, la luce nascosta nella natura dell'albero e
la luce visibile della fiamma e della lampada: la prima "supporto essenziale
della seconda".
Si comprende quindi nello studio simbolico del mondo antico, come sia oggi
assurdo discutere di “vie” o religioni o filosofie più o meno giuste,
illuminate o sante. L’uomo, nella sua lunga e faticosa strada, ai quattro lati
del mondo – e forse dell’universo – ha trovato modo di rappresentare l’essenza
profonda del rapporto con Dio e con la trascendenza con questo simbolo
universale, semplice e complesso, ma sempre lineare. E in questa simbologia
profonda sta forse il segreto di tutte le cose.
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