Confucio : Il Costante Mezzo |
La sua vita è ampiamente narrata dal grande storico
cinese Su-ma-cien, vissuto tra il 145 e l'86 a.C. Nei suoi “Documenti storici”
viene spiegato che Confucio era di nobile famiglia appartenente alla casata
reale Sung. Trasferitasi nel piccolo regno
di Lu, la famiglia si era successivamente impoverita.
Il padre di Confucio era stato un grande generale dei
regno di Lu. Morì lasciando Confucio
orfano ad appena tre anni. Fu dunque
allevato dalla madre, che aveva sposato il generale quando questi era già più
che settantenne. Il matrimonio fu
infatti un fallimento e i genitori di Confucio vissero quasi sempre
separati. La madre, racconta Su-ma-cien,
tenne nascosta a Confucio perfino l'ubicazione della tomba del padre. Il giovane finì col conoscerla grazie alle
rivelazioni di una contadina. Nonostante
questa frattura famigliare, fece del culto della famiglia, e in particolare del
padre e degli antenati, uno dei cardini del suo insegnamento e della sua etica.
In giovane età Confucio fu un autodidatta e si interessò
quasi subito e quasi esclusivamente di storia antica. Gli venne data moglie all'età di diciannove
anni. Si impiegò come funzionario dello
Stato, dapprima con l'incarico di gestire i pubblici granai, e poi di
sovrintendere all'allevamento e alla cura degli animali destinati ai sacrifici.
Nel 501 a.C. venne nominato primo ministro dello stato di
Lu. Pochi anni dopo, disapprovando la
politica del signore di Lu, si dimise e cominciò a viaggiare per proprio conto
da uno all'altro dei molti stati della Cina feudale. Si procurava da vivere insegnando.
Gli ultimi tre anni li trascorse di nuovo a Lu dove
insegnò e si concentrò sullo studio dei classici.
Morì nel 479 a.C. e venne sepolto a Ciufu, dove oggi è possibile visitare
la sua tomba e la raccolta di cimeli che documentano la sua vita.
Sussistono pochi dubbi sull'autenticità di questi testi,
data la loro coerenza di pensiero e la filosofia che li informa.
Tali testi sono: Gli studi
superiori ("ta hsue"); Il
costante mezzo ("ciun yung") e I colloqui ("lun yun").
Il figlio del
Cielo
Attinse la sua straordinaria saggezza e la sua enorme
cultura allo studio dei classici - vale a dire alla riscoperta
dell'antichità. Infatti,
dall'approfondita analisi degli usi e dei costumi e dell'etica di quello che
reputava l'ideale periodo storico - l'inizio della dinastia Ciu - trasse il suo
insegnamento sociale e politico, che auspicava il più grande rispetto morale
per l'ordine. Secondo Confucio, l'atto
di governare doveva tradursi, sempre, in "ogni cosa al giusto
posto". Governare bene significa,
per Confucio, mettere ordine e mantenere ordine sulla base di rigorosi principi
morali trasmessi dal signore - dall'uomo superiore, cioè spiritualmente
progredito ed elevato - mediante l'esempio: sono indicative in questo senso due
massime confuciane:
Il Maestro espresse l'intenzione di recarsi a
vivere tra i barbari che risiedono a Est.
Gli chiesero allora: Come puoi tu vivere tra i barbari? Confucio,rispose: Dove abita un signore come
possono esserci barbari?
L'uomo elevato che
desidera raggiungere un punto elevato cerca di portare con sé anche gli
altri. Volendo capire, cerca che anche
gli altri capiscano. In questo sta la
forza dell' elevazione spirituale:
offrire se stesso come esempio.
Sviluppò, Confucio, una cultura straordinaria per i suoi
tempi. Fu anche archeologo insigne e, con le sue ricerche, restituì alla Cina
in misura notevole il senso dei proprio passato e della propria peculiare
unicità.
Insegnava, dunque, e studiava. Era in conflitto costante d'idee con i
potenti ma sapeva all'occorrenza servirli e consigliarli. Era felice quando poteva starsene con i suoi
discepoli nella sua casa, quando poteva leggere e ascoltare la musica. E rimasta famosa questa descrizione di
Confucio: "Gentile, allegro, e senza sapere mai dove andare!"
Intorno ai cinquant'anni la sua statura morale finalmente
si impose. Venne nominato magistrato (è
di questo periodo un suo commento: Presiedendo
ai processi mi comporto come chiunque altro, ma quanto meglio sarebbe se di
processi non ve ne fosse nessuno!), poi gli furono affidati importanti
incarichi di Stato: segretario alle opere pubbliche, segretario alla
giustizia. Quindi, nel 496 a.C., divenne
primo ministro del re.
Si adoperò intensamente per tradurre in prassi comune le
sue teorie politiche, per immettere nello Stato il suo pensiero morale. Riuscì
in molto, ma non in tutto. E diffatti
finì col dimettersi e riprese a vagabondare.
Sembrava fare apposta a viaggiare scomodamente, e anche
pericolosamente. Fu spesso aggredito dai
banditi e subì calamità naturali di ogni genere, tanto che i discepoli che
sempre lo seguivano avevano timore ad accompagnarlo. Confucio non ci badava. Pensava a insegnare e a suonare le sue
musiche predilette. Veniva in quegli
anni descritto come una persona serena, umile ma sempre molto sicura di sé.
Dopo quattordici anni di quella vita errabonda decise
all'improvviso di tornare a Lu. Spiegò
ai discepoli che occorreva affrettarsi a insegnare la "norma" alle
giovani generazioni. Rientrò in patria
che aveva 67 anni. Trovò, a Lu, che uno
dei suoi primi discepoli era divenuto un importante ministro. Iniziò per Confucio un breve ma fecondissimo
periodo di studi. É in quegli ultimi anni che scrisse anche un importante
avvertimento sulla necessità di rispettare la gerarchia.
Confucio morì a 72 anni, avendo ormai acquisito fama di
grande maestro. Non immaginava però
l'influenza che i suoi insegnamenti già stavano esercitando, e che per secoli
avrebbero esercitato, in tutta la Cina e oltre.
É in Oriente che è stato inizialmente divulgato
l'insegnamento secondo il quale Dio Creatore (il Cielo, per usare la
terminologia confuciana) ha inviato nelle varie epoche e nei diversi luoghi
della civiltà umana, dei suoi messaggeri, dei suoi figli. Questi uomini sacri, questi "figli del
Cielo", in diversi momenti della storia e in diverse civiltà, ebbero il
compito di ricondurre l'uomo alla legge originaria, riavvicinandolo alla
volontà dei Creatore. Spiega questo
insegnamento che la struttura e lo stile di quanto i diversi messaggeri
divulgarono varia, perché diversa fu l'epoca in cui operarono, diversi i
contesti. Ma la base, l'essenza, rimase
unica sempre.
Confucio fu dunque un figlio del Cielo, secondo questo
pensiero. Un uomo ispirato e quindi
ispiratore, che poté introdurre nel proprio tempo, in modo comprensibile e
accettabile in quella cultura, un insieme di leggi universali. C'è chi osserva come Confucio non fosse un capo
religioso, e come il confucianesimo non sia, e non sia stato mai, una
religione. Ed è vero.
A questo è stato risposto, appunto in Oriente, "La
legge di Dio è forse una religione? É soltanto una religione? C'è Dio dove si rispetta Dio e ci si comporta
come figli del Cielo?"
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