PREMATMAN
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Spedito - 24/02/2009 : 16:09:03
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Ho fatto molte esperienze di meditazione, ma ho visto anche persone che da tali esperienze cercavano solo un'illusoria pace mentale.
L'idea Atmica che ho proposto non è stare comodi a guardare la propria mente anestetizzata da una certa tecnica krya yogica, non vorrete certo apparire come zombi spero! tra queste tecniche e gli psico-farmaci non c'è alcuna differenza.
Come comunicare un'esperienza che sta del tutto al di fuori della mente, una realtà che può solo essere sperimentata in uno spazio di non-mente? Con quali parole esprimere l'inesprimibile, quando la mente a cui il linguaggio appartiene è l'ostacolo stesso all'esperienza che si vuole comunicare?
Nel film "il piccolo buddha" siddarta sente un musico che dice al suo allievo: se tendi troppo la corda si spezzerà e se la lascia allentata non suonerà.
Queste parole fanno capire come anche nella meditazione più profonda vi sia un momento di sana tensione mentale, poiché persino krsna nel dialogo con arjuna afferma che l'inazione non è un dogma di fede e non è possibile per l'atman non osservare la normale attività psico-somatica che è vitale e non può essere anestetizzata, altrimenti morirebbe.
Quindi lo Yi e lo Xi del tai chi chuan sono concetti vedici molto antichi, saggezza e funzionalità dell'uomo di cui Krsna parla con Arjuna.
Ma sono concetti che vivo quotidianamente e non mi creano problemi, come invece qualcuno del forum pensa che io abbia.
Quel che scrivo lo vivo, non sono solo parole, ma quelli che non credono non sono persone dogmaticamente credibili, anche perchè apparirebbero invidiosi più che scettici e non potrebbero invalidare o negare la realtà atmica, dal momento che sono addormentai e dal loro punto di vista lo sono anche gli altri o comunque li trattano come tattano se stessi escludendo a priori che qualcuno possa risvegliarsi.
Questi tali pretendono di porre condizioni morali all'Atman, proprio come fecero i farisei con Gesù, gli imposero condizioni cultuali e dottrinali di cui il maestro non aveva bisogno.
Quindi nel mondo molti si stanno svegliando ma trovano nei gruppi religiosi un pregiudizio stagnante: tu sei come noi, non puoi essere atman, altrimenti saresti superbo e poco umile nel dire quel che credi di aver scoperto di te stesso, e così è anche per molti che vogliono fare un cammino fuori dalla propria religione di apartenenza pur di conoscere meglio stessi.
E' l'invidia dei farisei e di coloro che vogliono tenervi ancora nel loro gruppo e farvi sentire un fratello ma sono egoisti, vi impediscono di trovare da voi la strada dell'illuminazione e del risveglio e vi dicono sempre: se come noi, non sei più di noi!
Ma in realtà nscondono doetro queste parole un loro proprio li,ite mentale e uno spirito di appartenenza al gruppo che è sotto il potere di maya e drel tamas guna, paura, ignortanza e frustrazione egogica, solo che essi sono malignamente furbi, inftti affermano che la frustrazione è tipica di coloro che invece voglionio essere indipendneti dai mestri e dai fratelli correligionari, come se voi voleste vivere Atmici ma solo per distinguervi da loro.
Sono uno studios antropologo e ho studiato tutti gli scemi mentali nei contesti religiosi più disparati e vi posso garantire che è vero l'ostacolo e la pressione psicologica, il pregiudizio e la vessazione se uno usciva dal gruppo religioso.
Qualcuno nel forum mi disse: sei come me! beh, questo nasconde una sua problematica interiore, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di dirlo, anzi personalmente non lo avrei mai detto a lui e nemmeno pensato, non sono frustrato psicologicamente.
Potrei dirvi molte altre cose sullo spirito di appartenenza ai gruppi religiosi, e quante famiglie ha rovinato e diviso, per esempio i testimoni di geova ma anche alcuni gruppi di preghiera carismatici cattolici ed evangelici, ma anche gruppi indù e buddisti e anche no-global. Metto in guardia chiunque dall'appartenere acriticamente al gruppo tizio, caio o sempronio.... di solito poi sono sette scisse in altre sette da una originaria religione teocratica o non.
un abbraccio atmico
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Modificato da - PREMATMAN on 25/02/2009 01:50:40 |
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PREMATMAN
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Spedito - 25/02/2009 : 02:00:06
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Si narra che, dopo il conseguimento dell’Illuminazione, il primo impulso di Buddha fu di dimorare nello splendore della Beatitudine senza tornare indietro per trasmettere l’incomunicabile all’umanità.
Egli poi rifletté: Ci sono alcuni che sono chiaroveggenti e non necessitano del mio insegnamento, altri i cui occhi sono così annebbiati dalla polvere che, benché dato, non gli daranno attenzione, ma, fra questi due, ci sono anche altri con poca polvere nei loro occhi che possono essere aiutati a vedere, per amore di questi io ritornerò fra l’umanità e insegnerò.
I mistici hanno spesso avuto spontanee visioni di un più alto stato; quelli che di natura psichica hanno esperienze di fuoriuscita dal corpo e altre precluse all’uomo ordinario ma tutte sono di poca importanza dinanzi alla ricerca della realizzazione.
Tali poteri o esperienze possono essere un aiuto, in una certa fase e in certi tipi di percorso, ma esse possono essere di ostacolo e distrazione simili alle sirene che Ulisse udì, ma contro cui creò dei tappi per le orecchie della sua ciurma. Se i piaceri del mondo fisico sono seducenti, quelli del mondo sottile, certamente non sono da meno.
Cristo disse che se un uomo raggiunge il regno dei cieli tutto il resto gli sarà datò ma ciò dopo averlo conseguito.
La ricerca non è più breve e non meno ardua per coloro che hanno tali poteri ed esperienze rispetto a coloro che non li hanno.
La Realizzazione non è qualcosa come la musica per cui alcuni sono per natura più dotati che altri; è fondamentalmente differente dal momento che la musica richiede lo sviluppo di una facoltà che è più forte in alcuni e più debole in altri, laddove la realizzazione è la scoperta di un'identificazione con il Sé che possiede le facoltà.
La conoscenza di sé stesso è una sicura via a Dio più che le ricerche secondo la scienza
Uno scienziato può fallire nel comprendere le scienze spirituali,uno psicologo rimanere ignorante di ciò che sottostà alla mente e in altre parole un maestro spirituale può o non può essere un intellettuale: Ramana Maharshi lo era, ma Sri Ramakrishna era un estatico con la mente di un contadino più che di un filosofo, mentre San Ignazio di Loyola era, per temperamento, così avverso allo studio che gli occorse un grande sforzo per ottenere la laurea, senza cui, la Chiesa, non permetteva di insegnare, e arrivò alla mezza età prima di poterlo fare.
La comprensione intellettuale non è abbastanza e neppure il credere, nel senso di una convinzione, che questo o quello accadrà dopo la morte. Quel che è necessario è mettere le proprie mani all’aratro, come Cristo fece, per intraprendere la vera alchimia, trasmutando i rifiuti nella propria natura in oro.
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