Citazione: Originariamente inviato da Kali
Una piccola riflessione sulla meditazione. Premetto che sto leggendo un libro molto interessante di un grande maestro tibetano vivente Sogyale Rinpoche (il libro tibetano del vivere e del morire). Con molta dolcezza il maestro propone gli elementi principali della meditazione nella sua tradizione. Caratteristica principale è il meditare ad occhi aperti: “Ci sono molte ragioni per tenere gli occhi aperti. Prima di tutto, avrete meno possibilità di addormentarvi. Poi, la meditazione non è un modo per fuggire dal mondo, per rifugiarsi nell'esperienza simile alla trance di uno stato alterato di coscienza. Al contrario è un metodo diretto per comprendere realmente noi stessi, per metterci in rapporto con la vita e il mondo. Per questo in meditazione dovete tenere gli occhi aperti, e non chiusi. Non chiudete fuori la vita, ma rimanete aperti e in pace verso ogni cosa. Lasciate che i sensi (udito, vista, tatto) siano naturalmente aperti, senza rincorrere le percezioni sensoriali...” E' solo un breve passo del suo libro, dove il lettore, se vuole, è libero di prendere spunto dalla sua esperienza, Sogyale Rinpoche non forza mai nulla e tanto meno non afferma mai che il suo metodo è migliore di altri (anzi la premessa fondamentale è “nella mia tradizione si tengono gli occhi aperti”). Ad ogni modo questo maestro affronta uno di quei punti che mi sono spesso chiesto e cioè se la meditazione ad occhi chiusi (come quella che faccio normalmente) non possa alla lunga portarmi ad una specie di isolamento. Cosa ne pensate? Vorrei inoltre aggiungere un altro punto importante, vi è mai capitato di integrare ad un insegnamento già consolidato nel vostro percorso spirituale, un altro di un maestro diverso da quello che già avete scelto? Dico questo, perché in questo libro ho trovato un mantra che ha un certo potere risanante in me e, come dire, lo sento vicino, praticarlo prima di iniziare l'hong so potrebbe essere non indicato? in fondo, se la meditazione serve a fermare il rumorio della mente, ogni imput che cerca di fermare il ronzio portando pace e benessere, potrebbe essere un ingrediente in più utile al raggiungimento di quello stato di vuoto che è la nostra vera essenza. Grazie.
Ciao Kali, ciò che dice questo maestro non è in contrasto con ciò che insegna Yogananda, tanto è vero che Gyanamata (discepola di Yogananda) dice: Se potessi farvi un dono vi regalerei il giusto atteggiamento verso Dio ed il Guru, verso la vita, verso il vostro lavoro, verso le persone della vostra cerchia. Ma i doni migliori, non possono essere acquistati od offerti. I doni e le grazie dell’anima devono essere acquisiti da paziente, pratica quotidiana. Tutto sarà sicuramente vostro a suo tempo, infatti, se non li otterrete nella situazione nella quale Dio vi ha chiamati, dove, nel mondo intero, possono essere trovati? Il Buddha disse: “Lo scopo della vita santa, o monaci, non sta in profitti ed onori; né nell’adempimento della morale; né nella concentrazione; né nella conoscenza o nella visione. Ma proprio in questo, o monaci, nella certa, incrollabile liberazione della mente. Questo è il fine di questa santa vita; questo è il cuore; questa è la mèta”.
Sulla meditazione, Nidra lamentava che non vedeva luci od altro, in altre parole, non provava piacere. La meditazione non è un cercare, non è proiettare idee e concetti derivanti dalla nostra conoscenza, di buono o bello, di vuoto od altro che già conosciamo od immaginiamo. La Meditazione è essere attenti al sorgere della vera natura in noi, cioè chi realmente siamo e non ciò che pensiamo di essere. E’ una apertura mentale all’INCONOSCIUTO. In quanto agli insegnamenti da qualsiasi parte vengano se li senti in armonia nel tuo cuore, sappi che sono giusti. Ho amici sinceri che hanno preso il Kriya, seguendo con devozione Yogananda e in seguito hanno proseguito il sentiero spirituale come discepoli di AnandamoyMa ed altri di Chidananda, altri ancora di Ammaje, il Guru è uno. Anche su autobiografia di uno Yogi, Yogananda parla di una sua devota che poi ha proseguito il sentiero ai piedi di Aurobindo. L’avventura verso Dio è unica e irrepetibile per ognuno di noi. Ramakrishna Paramahansa diceva che si possono avere più insegnanti ma un solo Guru ed è Lui che ti guida prendendo differenti aspetti. Anche in un altro punto ho precisato che la guida sicura è la SINCERITA’ con la quale percorriamo il cammino.
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