Kali |
Inviata - 26/04/2009 : 13:34:27 Una piccola riflessione sulla meditazione. Premetto che sto leggendo un libro molto interessante di un grande maestro tibetano vivente Sogyale Rinpoche (il libro tibetano del vivere e del morire). Con molta dolcezza il maestro propone gli elementi principali della meditazione nella sua tradizione. Caratteristica principale è il meditare ad occhi aperti: “Ci sono molte ragioni per tenere gli occhi aperti. Prima di tutto, avrete meno possibilità di addormentarvi. Poi, la meditazione non è un modo per fuggire dal mondo, per rifugiarsi nell'esperienza simile alla trance di uno stato alterato di coscienza. Al contrario è un metodo diretto per comprendere realmente noi stessi, per metterci in rapporto con la vita e il mondo. Per questo in meditazione dovete tenere gli occhi aperti, e non chiusi. Non chiudete fuori la vita, ma rimanete aperti e in pace verso ogni cosa. Lasciate che i sensi (udito, vista, tatto) siano naturalmente aperti, senza rincorrere le percezioni sensoriali...” E' solo un breve passo del suo libro, dove il lettore, se vuole, è libero di prendere spunto dalla sua esperienza, Sogyale Rinpoche non forza mai nulla e tanto meno non afferma mai che il suo metodo è migliore di altri (anzi la premessa fondamentale è “nella mia tradizione si tengono gli occhi aperti”). Ad ogni modo questo maestro affronta uno di quei punti che mi sono spesso chiesto e cioè se la meditazione ad occhi chiusi (come quella che faccio normalmente) non possa alla lunga portarmi ad una specie di isolamento. Cosa ne pensate? Vorrei inoltre aggiungere un altro punto importante, vi è mai capitato di integrare ad un insegnamento già consolidato nel vostro percorso spirituale, un altro di un maestro diverso da quello che già avete scelto? Dico questo, perché in questo libro ho trovato un mantra che ha un certo potere risanante in me e, come dire, lo sento vicino, praticarlo prima di iniziare l'hong so potrebbe essere non indicato? in fondo, se la meditazione serve a fermare il rumorio della mente, ogni imput che cerca di fermare il ronzio portando pace e benessere, potrebbe essere un ingrediente in più utile al raggiungimento di quello stato di vuoto che è la nostra vera essenza. Grazie. |
ROCKY |
Inviata - 01/05/2009 : 14:29:23 Kali,....nessuno meglio di te sa cosa e' giusto per te!! Niente avviene per caso,ricorda che il Divino nella sua infinita misericordia e attraverso il suo infinito amore ci pone davanti solo e soltanto alle prove che possiamo superare, tutto arriva ma solo al momento giusto... Se puo' esserti di aiuto, pensa a tutti noi come tanti raggi di un cerchio, che magari con strade diametralmente diverse, convergono verso il suo centro... ascolta i consigli che ti arrivano, ma soprattutto.... ascoltati,e segui con fiducia quello che senti giusto. Con rispetto, |
erm72 |
Inviata - 30/04/2009 : 22:27:53 Premesso che, per me, lo scopo della meditazione è avvicinarsi sempre più a quella parte divina che è in noi, penso che bisognerebbe sperimentare prima di giudicare. Si prova la meditazione a occhi chiusi per un mese e se ne osservano gli effetti. Si prova la meditazione a occhi aperti per un mese e se ne osservano gli effetti. La meditazione che avrà dato il risultato migliore è quella più confacente al nostro modo di essere. Quale sia il risultato migliore poi sta a noi deciderlo. Per me un buon risultato consiste nell'essere più padroni di se stessi, meno dipendenti da fattori esterni, e, in generale, più amorevoli verso il prossimo. Per ottenere questo, faccio la meditazione chiudendo gli occhi. Anche perchè penso che il mio sè non ha bisogno di esser visto ma di esser percepito.
Per quel che riguarda l'integrare più insegnamenti a me è capitato. Ho letto libri di tanti maestri e ognuno mi ha dato qualcosa. Per esempio leggendo Yogananda, in certi momenti, era talmente forte l'amore con cui ha descritto determinate situazioni che mi sono sinceramente commosso ed è stato come se l'amore di Yogananda fosse uscito dal libro per abbracciarmi. Molto bello devo dire...
Ogni maestro ha qualcosa da darti. Ciò che è importante, secondo me, è non mischiare troppe tecniche ed assicurarsi che ogni tecnica sia propedeutica alla successiva. Anche qui la pratica e la sperimentazione penso che siano il miglior viatico.
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Franco_An |
Inviata - 30/04/2009 : 09:13:16 Ovviamente la situazione ideale è meditare ad occhi chiusi, ma ci sono alcuni casi dove viene indicato di meditare ad occhi aperti, per esempio per chi ha la tendenza di addormentarsi durante la meditazione.
Se una persona medita ad occhi chiusi, poi dopo un po' sente che sta per cadere nel sonno, al posto di addormentarsi (e quindi concludere) può aprire gli occhi e continuare a meditare guardando nel vuoto davanti a sé, per esempio nel cielo oppure nella linea fra il muro e il soffitto, o sulla fiamma di una candela, ecc.
Anche il santo Ramana Maharshi (descritto nell'Autobiografia di Yogananda) usava una tecnica di meditazione per cui fissava la linea dell'orizzonte fra il cielo e la montagna (infatti veniva chiamato il Guru della Montagna) finché non riusciva a "penetrare" quella linea (andando con la percezione oltre la realtà illusoria).
Non bisogna essere troppo assoluti nelle tecniche fino al punto da renderle un problema, è bene seguirle più possibile ma ci sono dei margini di azione perché ognuno è diverso dall'altro e potrebbe trovare dei giovamenti o delle difficoltà particolari e specifiche.
Infatti Yogananda usava personalizzare le tecniche per ogni suo studente a seconda delle sue peculiarità e caratteristiche psicofisiche.
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Kali |
Inviata - 29/04/2009 : 19:17:01 Citazione: Originariamente inviato da Mukunda
Citazione:
Kaly scrisse...
Caratteristica principale è il meditare ad occhi aperti: “Ci sono molte ragioni per tenere gli occhi aperti. Prima di tutto, avrete meno possibilità di addormentarvi. Poi, la meditazione non è un modo per fuggire dal mondo, per rifugiarsi nell'esperienza simile alla trance di uno stato alterato di coscienza. Al contrario è un metodo diretto per comprendere realmente noi stessi, per metterci in rapporto con la vita e il mondo. Per questo in meditazione dovete tenere gli occhi aperti, e non chiusi. Non chiudete fuori la vita, ma rimanete aperti e in pace verso ogni cosa. Lasciate che i sensi (udito, vista, tatto) siano naturalmente aperti, senza rincorrere le percezioni sensoriali...”
FALSO !!! esattamente il contrario.
confermi la risposta? be' non siamo in un gioco a quiz e ho rispetto per questo lama tibetano che propone con amore la sua di meditazione e la sua linea di maestri illuminati. Come dice lotusflower (che ringrazio ed ho avuto il piacere di conoscere ad Abano Terme), se mai non siamo abbastanza forti da gestire il mondo sensoriale con il dovuto distacco per meditare ad occhi aperti, almeno io sicuramente non ce la farei. Ho interagito cmq con chi ha preso il Kriya ed è su questo sentiero da anni, la pensano in fondo come giaggio, non c'è contrasto con quello che dice il Guru, per es. ci sono anche alcune meditazioni proposte da P.Y. ad occhi semi chiusi. In più ho notato molto rispetto verso il maestro tibetano Sogyal Rinpoche. Ne approffitto per riportare un passo del suo libro che mi ha emozionato particolarmente: "Nyoshu Lungtok, che divenne uno dei massimi maestri contemporanei di Dzogchen, seguì il suo maestro Patrul Rinpoche per diciotto anni, durante i quali furono praticamente inseparabili. Il suo studio e la sua pratica erano estremamente diligenti, e aveva accumulato un tesoro di purificazioni, meriti e pratica. Era pronto al riconoscimento del Rigpa, ma non aveva ancora ricevuto l'introduzione definitiva. Una sera famosa, Patrul Rinpoche gliela diede. Si trovavano in un eremo sulle montagne sopra il monastero Dzogchen. Era una notte splendida. Il cielo terso, trapunto di stelle. Il lontano latrare di un cane dal monastero sottostante accentuava il suolo della loro solitudine. Patrul Rinpoche era steso a terra, intento a una particolare pratica Dzogchen, quando chiamò Nyoshul Lungtok e gli disse: -hai detto di non conoscere ancora l'essenza della mente?-. Dal tono di voce, Nyoshul Lungtok capì che era un momento speciale e annuì pieno di speranza. -E' una cosa semplicissima-, buttò lì Patrul Rinpoche, e aggiunse: -Figlio mio, vieni qui e stenditi, sii come il tuo vecchio padre-. Nyoshul Lungtok si stese al suo fianco. -Vedi le stelle nel cielo?- -Sì-. -Senti che cosa ti sto dicendo?- -Sì-. -Bene, La natura dello Dzogchen è questo. Semplicemente questo-. Nyoshul Lungtok ci racconta che cosa accadde. -In quell'attimo, ebbi la certezza della realizzazione. Mi ero liberato dalle pastoie dell'è e del non è. Realizzai la saggezza primordiale, la nuda unione di vacuità e consapevolezza intrinseca. Ero stato introdotto a questa realizzazione dalla sua benedizione. Come dice il grande maestro indiano Saraha -colui nel cui cuore sono entrate le parole del maestro vede la verità come un tesoro sul palmo della mano." |
lotusflower |
Inviata - 29/04/2009 : 09:40:29 Citazione: Originariamente inviato da Mukunda
Citazione:
Kaly scrisse...
Caratteristica principale è il meditare ad occhi aperti: “Ci sono molte ragioni per tenere gli occhi aperti. Prima di tutto, avrete meno possibilità di addormentarvi. Poi, la meditazione non è un modo per fuggire dal mondo, per rifugiarsi nell'esperienza simile alla trance di uno stato alterato di coscienza. Al contrario è un metodo diretto per comprendere realmente noi stessi, per metterci in rapporto con la vita e il mondo. Per questo in meditazione dovete tenere gli occhi aperti, e non chiusi. Non chiudete fuori la vita, ma rimanete aperti e in pace verso ogni cosa. Lasciate che i sensi (udito, vista, tatto) siano naturalmente aperti, senza rincorrere le percezioni sensoriali...”
FALSO !!! esattamente il contrario.
Il motivo per cui si medita è Dio "Coscienza Cosmica" che si ottiene attraverso lo stato del Samadhi! Per ragiungere tale coscienza lo yoghi deve disconnettere i cinque sensi del corpo fisico, interiorizzando l'attenzione attraverso la meditazione (Raja Yoga). Il primo fattore è quello di chiudere gli occhi escludendo visivamente il mondo dei fenomeni (distrazioni), convogliando lo sguardo nel centro fra le sopracciglia (Kutastha) Coscienza Cristica dove l'unica cosa da attenzionare è Dio.
Kaly se leggi tali sciocchezze ti perderai.
------------------------------------------------------ Self Realization Fellowship http://www.yogananda.org/ http://www.altrogiornale.org/page.php?45
Aggiungo che è vero che non bisogna lasciare fuori la vita ma essere presenti e in pace con tutto ...ma questo è davvero possibile solo per chi la Coscienza Cosmica l'ha già realizzata...ossia per chi è perennememnte nell'estati del nirvikhalpa samadhi e quindi è in comunione con Dio in qualunque stato si trovi anche nella veglia o in mezzo all'azione. Ma per chi è all'inizio la concentrazione sul centro cristico è l'unica strada! Non siamo abbastanza forti da poter gestire il mondo sensoriale con il dovuto distacco e dominio. Pratyahara: è il quarto degli otto punti designati dal saggio Patanjali nella via del Raja Yoga, ed è proprio il ritiro dell'attenzione dai sensi, dall'esterno verso l'interno..e indubbiamnete farlo con gli occhi chiusi è più facile...
In Divina Amicizia. |
Mukunda |
Inviata - 28/04/2009 : 09:53:23 Citazione:
Kaly scrisse...
Caratteristica principale è il meditare ad occhi aperti: “Ci sono molte ragioni per tenere gli occhi aperti. Prima di tutto, avrete meno possibilità di addormentarvi. Poi, la meditazione non è un modo per fuggire dal mondo, per rifugiarsi nell'esperienza simile alla trance di uno stato alterato di coscienza. Al contrario è un metodo diretto per comprendere realmente noi stessi, per metterci in rapporto con la vita e il mondo. Per questo in meditazione dovete tenere gli occhi aperti, e non chiusi. Non chiudete fuori la vita, ma rimanete aperti e in pace verso ogni cosa. Lasciate che i sensi (udito, vista, tatto) siano naturalmente aperti, senza rincorrere le percezioni sensoriali...”
FALSO !!! esattamente il contrario.
Il motivo per cui si medita è Dio "Coscienza Cosmica" che si ottiene attraverso lo stato del Samadhi! Per ragiungere tale coscienza lo yoghi deve disconnettere i cinque sensi del corpo fisico, interiorizzando l'attenzione attraverso la meditazione (Raja Yoga). Il primo fattore è quello di chiudere gli occhi escludendo visivamente il mondo dei fenomeni (distrazioni), convogliando lo sguardo nel centro fra le sopracciglia (Kutastha) Coscienza Cristica dove l'unica cosa da attenzionare è Dio.
Kaly se leggi tali sciocchezze ti perderai.
------------------------------------------------------ Self Realization Fellowship http://www.yogananda.org/ http://www.altrogiornale.org/page.php?45 |
giaggio |
Inviata - 26/04/2009 : 15:19:55 Citazione: Originariamente inviato da Kali
Una piccola riflessione sulla meditazione. Premetto che sto leggendo un libro molto interessante di un grande maestro tibetano vivente Sogyale Rinpoche (il libro tibetano del vivere e del morire). Con molta dolcezza il maestro propone gli elementi principali della meditazione nella sua tradizione. Caratteristica principale è il meditare ad occhi aperti: “Ci sono molte ragioni per tenere gli occhi aperti. Prima di tutto, avrete meno possibilità di addormentarvi. Poi, la meditazione non è un modo per fuggire dal mondo, per rifugiarsi nell'esperienza simile alla trance di uno stato alterato di coscienza. Al contrario è un metodo diretto per comprendere realmente noi stessi, per metterci in rapporto con la vita e il mondo. Per questo in meditazione dovete tenere gli occhi aperti, e non chiusi. Non chiudete fuori la vita, ma rimanete aperti e in pace verso ogni cosa. Lasciate che i sensi (udito, vista, tatto) siano naturalmente aperti, senza rincorrere le percezioni sensoriali...” E' solo un breve passo del suo libro, dove il lettore, se vuole, è libero di prendere spunto dalla sua esperienza, Sogyale Rinpoche non forza mai nulla e tanto meno non afferma mai che il suo metodo è migliore di altri (anzi la premessa fondamentale è “nella mia tradizione si tengono gli occhi aperti”). Ad ogni modo questo maestro affronta uno di quei punti che mi sono spesso chiesto e cioè se la meditazione ad occhi chiusi (come quella che faccio normalmente) non possa alla lunga portarmi ad una specie di isolamento. Cosa ne pensate? Vorrei inoltre aggiungere un altro punto importante, vi è mai capitato di integrare ad un insegnamento già consolidato nel vostro percorso spirituale, un altro di un maestro diverso da quello che già avete scelto? Dico questo, perché in questo libro ho trovato un mantra che ha un certo potere risanante in me e, come dire, lo sento vicino, praticarlo prima di iniziare l'hong so potrebbe essere non indicato? in fondo, se la meditazione serve a fermare il rumorio della mente, ogni imput che cerca di fermare il ronzio portando pace e benessere, potrebbe essere un ingrediente in più utile al raggiungimento di quello stato di vuoto che è la nostra vera essenza. Grazie.
Ciao Kali, ciò che dice questo maestro non è in contrasto con ciò che insegna Yogananda, tanto è vero che Gyanamata (discepola di Yogananda) dice: Se potessi farvi un dono vi regalerei il giusto atteggiamento verso Dio ed il Guru, verso la vita, verso il vostro lavoro, verso le persone della vostra cerchia. Ma i doni migliori, non possono essere acquistati od offerti. I doni e le grazie dell’anima devono essere acquisiti da paziente, pratica quotidiana. Tutto sarà sicuramente vostro a suo tempo, infatti, se non li otterrete nella situazione nella quale Dio vi ha chiamati, dove, nel mondo intero, possono essere trovati? Il Buddha disse: “Lo scopo della vita santa, o monaci, non sta in profitti ed onori; né nell’adempimento della morale; né nella concentrazione; né nella conoscenza o nella visione. Ma proprio in questo, o monaci, nella certa, incrollabile liberazione della mente. Questo è il fine di questa santa vita; questo è il cuore; questa è la mèta”.
Sulla meditazione, Nidra lamentava che non vedeva luci od altro, in altre parole, non provava piacere. La meditazione non è un cercare, non è proiettare idee e concetti derivanti dalla nostra conoscenza, di buono o bello, di vuoto od altro che già conosciamo od immaginiamo. La Meditazione è essere attenti al sorgere della vera natura in noi, cioè chi realmente siamo e non ciò che pensiamo di essere. E’ una apertura mentale all’INCONOSCIUTO. In quanto agli insegnamenti da qualsiasi parte vengano se li senti in armonia nel tuo cuore, sappi che sono giusti. Ho amici sinceri che hanno preso il Kriya, seguendo con devozione Yogananda e in seguito hanno proseguito il sentiero spirituale come discepoli di AnandamoyMa ed altri di Chidananda, altri ancora di Ammaje, il Guru è uno. Anche su autobiografia di uno Yogi, Yogananda parla di una sua devota che poi ha proseguito il sentiero ai piedi di Aurobindo. L’avventura verso Dio è unica e irrepetibile per ognuno di noi. Ramakrishna Paramahansa diceva che si possono avere più insegnanti ma un solo Guru ed è Lui che ti guida prendendo differenti aspetti. Anche in un altro punto ho precisato che la guida sicura è la SINCERITA’ con la quale percorriamo il cammino.
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