bazzo |
Inviata - 21/07/2008 : 10:52:12 Salve a tutti, vorrei sapere se la bhagavad gita commentata da Yogananda, quella in tre volumi per intenderci, contiene tutto il poema e nell'ordine originale o se è un po' un'opera come i vangeli commentati dal maestro in cui i vangeli sono riportati in maniera frammentaria seguiti da lunghi commenti. Chiedo questo perchè prima di leggere i commenti vorrei leggere io stesso l'opera e rifletterla da solo, quindi mi chiedevo se invece di acquistare un libro con l'intera bhagavad gita tradotta da un qualcuno e poi sucessivamente comperare quella con i commenti di Yogananda che comunque mi interessano, potessi comperare direttamente l'opera commentata da Yogananda da cui leggere dapprima solo il poema e poi i commenti. Grazie Marco |
tantriko |
Inviata - 23/01/2009 : 10:18:20 Ciao ragazzi, mi intrometto anche io in questa interessante discussione, innanzitutto volevo chiedervi ma Krisna che nome ha per esteso? qualche tempo fa nella mia biblioteca ho trovato la Bhagavad Gita da quando ho capito commentata da Bhaktivedhanta Swami Prabupahada, credevo che questo nome esteso fosse il nome in sanscrito esteso di Krishna
Volevo anche chiedervi i swami in particolare che cosa hanno, ad esempio nella tradizione buddhista tibetana i preziosi guru reincarnati che anche nelle vite precedenti erano guru sono detti Rinpoche, i praticanti tantrici ngakpa, gli eruditi khenpo ecc. ecc.
Io dalla mia esperienza concordo con il fatto che diverse interpretazioni di testi sacri siano delle estrapolazioni di tante metafore, dopotutto le diverse tradizioni sono piuttosto contrastanti su alcune cose, il cristianesimo, l'ebraismo e l'islamismo che hanno una figura Divina creatrice, il buddhismo che sostiene la non concettualità che sta alla base della nostra vera natura e del mondo e quindi non parla di creazione ma di nirvana e samsara, in quanto secondo questo insegnamento siamo in questo mondo per residui karmici e arrivando a riscoprire il nostro vero stato naturale della mente possiamo arrivare a vedere tutto come energia e luce e ad avere un unico sapore senza dualismi di piacere-dolore, antipatico-simpatico.....
Io arrivo dal cristianesimo ma di fatto pratico meditazione buddhista regolarmente e quindi in parte sono anche buddhista, alla fine come dite voi l'importante è cercare di evolvere e di cercare di essere sempre di beneficio agli altri con le azioni(corpo) le parole (parola) e i pensieri (mente), e di dare sempre il meglio senza attaccamento, rabbia, invidia, orgoglio e ignavia (mancanza di attività), applicandoci con condotta etica, generosità, pazienza, gioia altruistica, concentrazione e saggezza.
Da cristiano inizialmente ero abbastanza sorpreso di questa visione, quello che non tollero è quando un maestro o un rabbino o un prete commenta le altrui tradizioni distorcendone il significato, tradizioni diverse attraggono persone diverse che di fatto, nella media, non ne seguirebbero altre, quindi ognuna a modo suo è utile, a volte mi sono chiesto se la contraddizione di un principio creatore o di un assoluto di luce comune a tutti, da cui arriviamo e a cui un giorno potremmo ritornare, penso che in effetti al nostro livello relativo percepiamo idee, poi arrivati al di là di questa vita avremo davanti altre verità quindi alla fine non è utile soffermarsi su pensieri, mezzi utili ma che poi svaniranno....quello che conta è la motivazione altruistica che ci spinge a diffondere il nostro buono esempio e amore per tutti, infine da cristiano mi da molto fastidio adesso, comprendere quanto cinismo e chiusura ci sia nel voler far sentire in colpa i credenti cristiani che scelgono di seguire altre correnti, facendo credere loro che il Dio dei cristiani sia l'unico di fatto questo è un interesse e una paura di non poter esercitare potere su loro, e poi sebbene Gesù sia stato un esempio ineguagliabile come sacrificio di se per il bene degli altri, anche gli altri maestri hanno dato un contributo importante per l'evoluzione e andrebbero quantomeno ascoltati e confrontati, si parla tanto di dialogo interreligioso, ma in realtà alla fine si fa di tutto per rimanere fermi senza alcun crossover di fede, per me un sogno sarebbe un tempio ideale dove tutti possano pregare insieme insegnandosi a vicenda per esperienza diretta i benefici di adottare una tradizione spirituale, voi che ne pensate?
Ciao!
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Marco |
Inviata - 14/08/2008 : 07:16:18 Caro Furio,forse dobbiamo chiarire questo: una cosa è leggere molto, anche scritture che non fanno parte del proprio percorso evolutivo,o comunque non scritte o commentate dal proprio Guru; altra cosa è quell'atteggiamento di pseudo spiritualità in cui si cerca tutto e niente, praticando un pò di tutto e nulla. Credo che piuttosto quest'ultimo atteggiamento sia improduttivo, piuttosto che leggere scritture spirituali antiche come i Veda o i testi Sacri occidentali. E qui concordo pienamente con te sul fatto che vi sono persone che praticano un pò qua e un pò là quello che magari hanno letto da un libro pseudo new age. Ecco, sicuramente quest'ultimo atteggiamento è tendente al nulla ed è totalmente improduttivo. Tornando al discorso su Yogananda. Trovo che chi abbia ricevuto un'iniziazione, o in particolare chi si ritenga discepolo di Yogananda, debba attenersi scrupolosamente ed esclusivamente a quelle pratiche e a quel percorso; pena la diminuita efficacia delle tecniche stesse. Una volta stabilitisi su un percorso valido, ritengo, non vi sia nulla di male leggere, ad esempio, "La potenza del pensiero" di Shivananda o altri commenti alla Bhagavad Gita, oltre a quello di Yogananda; oppure il Vangelo non commentato. Tra l'altro, personalemnte, trovo che ogni tanto non sia male leggere edizioni della Gita non commentate; perché, molto spesso, i commenti, con le loro interminabili pagine di spiegazioni, allegorie, ecc.(anche se illuminati e illuminanti) fanno perdere quel filo diretto di immediatezza del messaggio che si può solo intuire con la meditazione introspettiva. A tal proposito, vorrei ricordare che è pratica diffusissima in India,che i Guru facciano leggere ai discepoli, ad esempio, anche una sola strofa della Gita;per poi invitarli a meditare sul suo significato anche per ore intere (tra l'altro è lo stesso Yogananda che ce lo racconta nell'autobiografia). La mia personale opinione sul concetto di "speculazione teorica" di cui parli (e che anch'io, tra l'altro, considero di scarsa utilità ai fini spirituali) e che essa debba intendersi come quell'atteggiamento in cui si ritiene di essere capaci di valutare la "realta" dal punto di vista filosofico e personale, prescindendo dagli insegnamenti delle Sacre scritture e dei Maestri che ci hanno indicato la Via. E quindi,a mio avviso, la lettura dei testi Sacri non dovrebbe rientrare nel concetto di "speculazione teorica".
Cari saluti
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Furio |
Inviata - 01/08/2008 : 22:13:34 Sono sostanzialmente d'accordissimo con quello che scrivi; l'unica cosa che mi lascia un pò perplesso è l'utilità del leggere più versioni della stessa scrittura. E' sicuramente utile a livello di studio culturale; secondo me (è un'opinione ovviamente) può essere poco produttivo a livello spirituale, almeno per alcuni.
Per una questione di "deformazione professionale" (sono il ministro del sig. Davis in Italia) noto che nelle persone che tendono a prediligere una gran varietà di letture di estrazioni diverse c'è una forte confusione di base (si basa ovviamente sulla mia osservazione di un certo numero limitato di casi); non è raro che tizio o caio mi dicano cose del tipo "Mevio dice così, Sempronio dice cosà, ecc. ecc. Purtroppo noto poi che tutti questi concetti diventano spesso solo superficiali e teorici e portano loro più confusione che altro anche a distanza di anni dalla scelta (si presume definitiva) di un percorso specifico, poiché Tizio e Caio spesso ricordano che un determinato passo è stato commentato diversamente da autori diversi e, non sapendo quale sia il commento più appropriato, rimangono in una sorta di limbo interpretativo.
Io ho una teoria sul perché le scritture ci siano state presentate spesso in termini di parabole; probabilmente avvenne per fare in modo che tutti potessero capire qualcosa secondo il background religioso e culturale che avevano e secondo (soprattutto) la loro realizzazione spirituale. Nel valutare le interpretazioni, credo che più di "tirare l'acqua al proprio mulino" sia una questione di "capacità di comprensione" (culturale, del tempo, del background e - soprattutto - realizzativa).
Ovviamente non intendo dire che leggere più commenti è sbagliato per partito preso; la mia idea - come già detto - si basa per lo più sull'osservazione di alcuni casi; è per quello che ho sottolineato nel post precedente che per capire a fondo una scrittura è opportuno praticare la meditazione prima di tutto. E' possibile comunque che per persone che hanno il lato Jnana molto spiccato, fare una comparazione sistematica a livello speculativo e intellettuale possa essere una buona strada da seguire; del resto non a caso lo jnana è uno dei sentieri dello yoga.
Sono d'accordissimo infine - come dicevi tu - sul fatto che la crescita è data da più fattori. L'unica particolarità del sentiero di Yogananda (condivisa un pò da tutte le sue varie correnti) è data dal fatto che si tende generalmente a consigliare a chi lo pratica la focalizzazione degli sforzi sulla pratica e su letture attentamente mirate, a scapito della speculazione teorica. Questo non significa che gli altri sentieri o le altre cose da leggere sono sbagliati, si intende solo dire che (come mi ricordò un amico buddhista anni fa) "consideriamo meglio scavare un buco da 50 metri che 50 buchi da un metro".
Buona pratica innanzitutto (qualunque essa sia)
ciao alla prossima
p.s.
E' bello discutere di cose intelligenti; si dovrebbe farlo più spesso. Come dicono gli Hare Krishna al termine delle loro funzioni: "Tutte le glorie ai devoti del Signore"
Furio |
Marco |
Inviata - 30/07/2008 : 23:02:55 Caro Furio, no non sono il Marco di Ancona (non credo di conoscerci da vicino). Sicuramente la crescita spirituale non si misura in termini di quantità di nozioni teorico-spirituali.
E sicuramente leggere è inutile se non ci avvicina alla realizzazione spirituale;come meditare può essere inutile se manca la tolleranza nei confronti del prossimo.
Cos'è per me la crescita spirituale? Lo sviluppo delle qualità umane che ti portano ad amare l'intera umanità come il tuo stesso Sè. Se un percorso spirituale non ci porta verso questa direzione,allora è perfettamente inutile.
Concordo con il fatto che ciò non si acquisisce con i libri, e non è detto che ci si arrivi necessariamente con la meditazione. Ma sicuramente meditare serve, come serve lo studio dei testi sacri (e per testi sacri intendo i testi sacri di tutte le religioni, che sono un tutt'uno, dal mio punto di vista; in particolare le Bhagavad Gita e i Vangeli).
In particolare, con lo studio dei Vangeli, noi possiamo venire in contatto con la personalità di Gesù,con il suo amore per tutta l'umanità, e con il suo divino insegnamento che consiste, fondamentalmente, in questo: "ama il tuo prossimo come te stesso". Poi,vedi, non è un discorso di nozioni, ma di vibrazioni che si possono acquisire tramite lo scritto. Krishna non differisce da Cristo; quindi, tramite lo studio della Gita, noi possiamo venire (in minima parte, s'intende, in relazione al nostro sviluppo spirituale)in contatto con la personalità di Krishna, tramite i suoi insegnamenti.
Quindi,concludendo,i testi sacri servono eccome; ma concordo con il fatto che non basta; bisogna applicare quello che si acquisisce: un detto indiano dice: "è meglio un centimetro di azione che un metro di parole"; nel senso che i testi sacri non bisogna solo leggerli passivamente; ma sforzarsi di capirli il più possibile e di applicare gli insegnamenti ricevuti tramite l'intuizione, piuttosto che tramite l'intelletto (e su questo concordo che non basta una vita intera).
Poi vi è un altro discorso: il discorso del satsanga; il satsanga è l'associazione con i saggi e,comunque,con personalità di livello spirituale elevato. Il satsanga è un concetto fondamentale per chi è sul sentiero spirituale. Ora, oggigiorno è molto, molto difficile associarsi con persone di livello spirituale alto, perchè sono estremamente rare; quindi la lettura di testi ispiranti è di fondamentale importanza,perchè vuol dire essere in santa compagnia, cioè assorbire quelle vibrazioni. E' ovvio che dipende da cosa leggi.
Quindi è necessrio: meditare, leggere (studiare), amare, servire il prossimo. Tutto ha la sua importanza. Dhyana,Jnana,Bhakti Karma yoga: è più facile arrivare alla meta con tutti questi ingredienti insieme; che non con uno solo di essi.
Cari saluti
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Marco |
Inviata - 29/07/2008 : 09:21:49 Prendendo spunto dal quesito posto da Davide sulla Gita (così com’è) di Prabhupada vorrei dire la mia opinione estendendo l’argomento alle varie interpretazioni, traduzioni e commenti che sono state fatte di questo Sacro Libro: la Bagavad Gita, appunto; poiché è un argomento che mi interessa da svariati anni. E avendo studiato diverse traduzioni e commenti nel corso degli anni, mi permetto di dire la mia a tal proposito. Personalmente credo che ogni Guru abbia dato una interpretazione della Gita in linea con il proprio background culturale e spirituale; tale è la conclusione a cui sono giunto. Nello specifico, Prabhupada tende a tradurre portando l’attenzione, pressocchè esclusivamente, sul Bhakti yoga; Yogananda fa altrettanto per quanto riguarda il Dhyana yoga. Quindi, uno dei due ha tradotto male? Niente affatto! Infatti, non vi è una maniera univoca di tradurre il sanscrito, soprattutto perché alcune parole hanno contemporaneamente diversi significati; per cui è naurale, in parte, interpretare.
Per quanto riguarda le traduzioni della Bhagavad Gita, linea generale, ho notato che ognuno tende a portare un po’ l’ acqua al proprio mulino(in senso bonario s’intende); e né Prabhupada né Yogananda fanno eccezione. Del resto, se vogliamo proprio dirla, anche il commento ai Vangeli di Yogananda è un po’ forzato in alcuni punti, a mio avviso. Ad esempio, a proposito del commento ai passi del Vangelo che riguardano il rito Eucaristico, Yogananda dà interpretazioni simboliche interessanti, ma senza considerare il fatto che Gesù, durante l’ultima cena, voleva effettivamente istituire un rito (appunto quello Eucaristico) in cui il pane (l’ostia oggi) si trasforma realmente in Cristo stesso. In linea generale, trovo che Yogananda sia più a suo agio nei confronti della Bhagavad Gita che con i Vangeli. Pur essendo i suoi commenti sempre perle di conoscenza spirituale. In ogni modo, continuando il discorso sulla Bhagavad Gita vi do’ un esempio di come le traduzioni possano differire , e anche di parecchio:
Ad esempio il verso 44 del II canto, viene da Prabhupada così tradotto: “Nella mente di coloro che sono troppo attaccati al piacere dei sensi e alla ricchezza materiale, e sono sviati da questi desideri, la risoluta determinazione a servire con devozione il Signore Supremo non trova posto.”
Lo stesso verso tradotto da Yogananda: “Le persone attaccate ai piaceri dei sensi non possono condeguire l’equilibrio mentale nella meditazione, e quindi non possono ottenere l’unione con Dio nell’estasi (samadhi)”
Altra traduzione: “coloro che ricercano il piacere dei sensi e aspirano al potere seguono le loro parole: essi non ricercano l’unione con il tutto.”
Altro esempio:
verso 48 del II canto tradotto da Prabhupada: ”Compi il tuo dovere con equilibrio, o Arjuna, senza attaccamento al successo o al fallimento. Tale equanimità si chiama yoga.”
Stesso verso 48 del II canto tradotto da Yogananda: “O dhananjaya, rimanendo immerso nello yoga (unione con lo Spirito attraverso la meditazione) compi tutte le azioni abbandonando l’attaccamento (ai loro frutti). Rimanendo indifferente al successo e al fallimento (mentre agisci). L’equanimità mentale durante tutti gli stati d’attività (risultanti in successo o fallimento) è chiamata yoga.”
altra traduzione: “compi le tue azioni, o Arjuna, stando ben fermo nello yoga, avendo abbandonato l’attaccamento. Sii uguale nel successo e nell’insuccesso. Lo yoga, si dice, è uguaglianza.”
E si possono trovare traduzioni ancora differenti!
Come possiamo aver notato, confrontando le traduzioni di Prabhupada e di Yogananda, l’uno pone l’accento sul servizio devozionale offerto a Dio, l’altro pone l’accento sulla meditazione.
L’uno ha ragione l’altro torto? Io non lo credo, paradossalmente.
La conclusione che traggo è che per vedere il “vero” nella Bagavad Gita , è necessario leggere numerose traduzioni, non solo quelle di Prabhupada e Yogananda, rilevare i punti in comune ed attenersi a quelli, in linea generale.
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Franco_An |
Inviata - 21/07/2008 : 15:29:04 Citazione: Originariamente inviato da Davide
A proposito di Bhagavad-Gita, io sto leggendo "La Bhagavad-Gita così com'è" commentata da "Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada", casa editrice Bhaktivedanta Book Trust. Qualcuno di voi l'ha mai letta? Mi piacerebbe sentire dei pareri su quest'opera e sul suo autore, il quale, come scritto nell'opera stessa, apparterrebbe ad una successione di maestri spirituali facente capo a Krsna stesso.
Grazie
Davide
Non ho letto il libro che citi, ma molti anni fa lessi la biografia di Prabhupada, non mi entusiasmò particolarmente, anche se ci trovai alcune ottime cose su cui riflettere.
Comunque stiamo parlando del mondo Hare-Krishna, ovvero l'apoteosi del Bhakti Yoga, dove la sadhana è esclusivamente devozionale, fatta di danze, canti di mantra in modo ossessivo, stile di vita squadrato, e simili cose.
Non so se la traduzione di Yogananda sia la migliore in circolazione, ma per non sapere ne leggere ne scrivere, mi fido più della sua interpretazione piuttosto che di altri (avendo intrapreso questo percorso).
Con questo ovviamente non voglio dire che quella di Prabhupada sia in qualche modo peggiore o inferiore... |
Davide |
Inviata - 21/07/2008 : 14:55:48 A proposito di Bhagavad-Gita, io sto leggendo "La Bhagavad-Gita così com'è" commentata da "Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada", casa editrice Bhaktivedanta Book Trust. Qualcuno di voi l'ha mai letta? Mi piacerebbe sentire dei pareri su quest'opera e sul suo autore, il quale, come scritto nell'opera stessa, apparterrebbe ad una successione di maestri spirituali facente capo a Krsna stesso.
Grazie
Davide |
Franco_An |
Inviata - 21/07/2008 : 11:45:03 Citazione: Originariamente inviato da bazzo
Ti ringrazio Franco, ma credi che la lettura del poema, e solo del poema senza i commenti, sia fattibile nei tre volumi in cui ci sono anche i commenti
Devi avere una forte volontà per non leggere i commenti, perché anche per sbaglio ti ci casca l'occhio, infatti considera che i libri sono impaginati grossomodo così: 1° verso (4-5 righe scritte in neretto), alcune pagine di spiegazione, 2° verso, altre pagine, 3° verso... Questo tutto di seguito, non c'è una divisione netta fra i versi originali e i commenti. Poi girando pagine ci sono diagrammi, titoli, ecc.
Citazione:
o dici che per questa lettura mi convenga prendere un altro libro, ad esempio il secondo che mi hai consigliato?
Il libretto non commentato è utile, più che altro però (secondo il mio punto di vista) come ripasso, io (col senno di poi) inizierei direttamente col commento, perché è un testo sacro molto complesso, ricco di simbolismi e di metafore, riferimenti culturali e storici; tutte cose che a prima lettura mi erano completamente sfuggite o che non potevo sapere. Quindi per quanto mi riguarda la prima lettura è stata quasi tempo perso per quanti concetti e sottigliezze importanti ho mancato, ma magari è stato un buon esercizio...
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