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karlem

Messaggi 52

Spedito - 15/12/2006 :  13:03:40  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Avrete sentito parlare anche voi del caso di Piergiorgio Welby.
Io penso che a un malato terminale nel pieno possesso delle sue facoltà mentali che come lui chiede di andarsene in pace e senza ulteriori sofferenze,questo dovrebbe essere senz'altro concesso.
Mi sembra che sia pura follìa voler mantenere in vita contro la sua volontà una persona in quelle condizioni,e costringerla a una sofferenza per lei insensata e insopportabile.
Voi che ne pensate?

parmanand gri

Italy
Messaggi 305

Spedito - 16/12/2006 :  00:30:56  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
bé capisco ma se pensiamo che Gesù e anche, da ciò che ho letto, altri maestri hanno guarito casi anche più gravi ( fino a resuscitare) allora ti viene a pensare che una speranza esiste sempre , contro ogni logica e razionalità umana ma esiste e chi è su una via spirituale capisce meglio ciò. La vita lotta fino all'ultimo momento per esistere in questo univesro meraviglioso , se non riesce riproverà fino a quando riuscirà ....ma negare la vita uccidendosì forse non é davvero buono . Cosa ne pensi?
Bisogerrebbe setire i parere di Sai Baba, Paramansa cosa ha detto a proposito?



Federico (parmanand gri)
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Franco_An

Messaggi 506

Spedito - 16/12/2006 :  09:09:35  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
L'eutanasia, o la "dolce morte" assistita, procurata tramite sospensione delle cure o somministrazione di sostanze letali ma indolori, e l'accanimento terapeutico, ovvero tenere forzatamente in vita un corpo, che altrimenti sarebbe morto da lungo tempo, con polmoni d'acciaio, elettrodi che fanno battere il cuore, ecc, sono due approcci al problema che si trovano agli estremi opposti.

Di fronte alla malattia grave, il primo vuole togliere la vita, l'altro vuole tenere in vita meccanicamente un corpo.

Secondo me esiste (come insegna il buon Buddha) una via di mezzo. Cioè, di fronte ad un caso molto grave, fare il possibile nei limiti del buon senso, sperare nella grazia di Dio, e poi se proprio non va bene... mettersi il cuore in pace e andarsene serenamente.

Ad una mia zia, morta diversi anni fa, avevano diagnosticato un cancro al cervello incurabile, ha girato tutti i più celebri centri di cura e ognuno le aveva dato la stessa risposta.

Le avevano detto che si poteva tentare di operarla ma che questo le avrebbe permesso di vivere forse qualche mese in più, o un anno, e che non si sa in che modo si sarebbe risvegliata, forse anche in stato vegetativo o con gravi handicap.

Alla fine non ha fatto nulla ed ha vissuto il tempo che le è rimasto serenamente ed in accettazione... aveva vissuto la sua vita ed era arrivato il suo momento.

Secondo me, per esempio nel caso di mia zia, non sarebbe stato umano ed eticamente corretto che un team di dottori, e i parenti, si fossero accaniti su di lei, magari operandola in continuazione e tenendola in vita come un vegetale attraverso macchine e stratagemmi. E' innaturale e molto doloroso.

A nessuno dovrebbero essere imposte delle terapie del genere contro la sua volontà.




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karlem

Messaggi 52

Spedito - 16/12/2006 :  12:24:49  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Concordo con te Franco.
Federico prova a riflettere sul fatto che Gesù stesso ha dato un'esempio paradigmatico di come sia possibile rinunciare alla vita in nome della vita e della sua verità.
Nelle lettere pubbliche che Welby ha scritto si vede che il suo atteggiamento è proprio questo.
Non conosco considerazioni di Paramahansaji o di altri Maestri su questo tema.

Modificato da - karlem on 16/12/2006 12:30:22
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parmanand gri

Italy
Messaggi 305

Spedito - 19/12/2006 :  03:26:32  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo

Certo ciò é vero ma é vero anche che Gesù rinunciò alla Vita perchè aveva uno scopo, credo sia quello di dimostrare che la Vita è superiore alla morte e una coerenza estrema con le sue affermazoni ,chi invece rinuncia senza scopo utile se non forse a se stessi (ma dubito di ciò) a cosa serve? pare quandi un egoismo , una paura senza uno scopo .La Vita deve essere vissuta puntando al meglio per se stessi e a ciò che è meglio per gli altri nei limiti del porpio possibile, in ciò nell'eutanasia non vedo una coerenza se non nel togliersi da mezzo per non disturbare gli altri ,.... ma quale scempio per gli altri è il vedere che uno si provoca la morte volontariamente



Federico (parmanand gri)
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Franco_An

Messaggi 506

Spedito - 19/12/2006 :  09:07:41  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Federico, forse non hai afferrato bene il senso di quel che si è detto. Forse stai confondendo il discorso che abbiamo fatto con il "suicidio assistito" e immotivato.

Parli di vivere la vita puntando al meglio ecc... ma nel caso in cui una persona è completamente paralizzata su un letto, può muovere solo gli occhi e fra poco neanche quelli, viene nutrito a endovene e c'è una pompa che gli riempie e gli svuota i polmoni d'aria sennò non sarebbe capace di respirare; che vita è? Cosa vuol dire "puntare al meglio" in quella condizione?

Come sai i Guru vanno in mahasamadhi, cioè l'abbandono cosciente del corpo, quando vedono che la loro missione è compiuta. Ora, senza paragonarci a dei guru, anche noi, nella condizione sopra descritta, potremmo essere coscienti che il nostro ciclo è concluso e altro ci aspetta, allora perchè prolungare meccanicamente una vita vegetale?


Modificato da - Franco_An on 19/12/2006 14:10:11
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karlem

Messaggi 52

Spedito - 19/12/2006 :  13:57:50  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Sottoscrivo pienamente quello che ha detto Franco.
In condizioni come quelle la vita non è vita.
Non ti pare Federico che il 'meglio per se stessi' di cui parli,in una situazione del genere,sia proprio quello di abbandonare una vita corporea che non ha più alcun senso e spostarsi su un diverso piano di esistenza dove poter proseguire il proprio cammino?
E poi,non è una crudeltà costringere qualcuno contro la sua volontà a stare in una situazione che vive come una tortura insopportabile?
Con quale diritto possiamo noi decidere per qualcuno quello che è meglio e giusto per lui?

Modificato da - karlem on 19/12/2006 13:59:18
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bazzo

Italy
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Spedito - 20/12/2006 :  12:24:48  Mostra profilo  Visita l'homepage di bazzo  Rispondi allegando il testo
L'eutanasia è davvero un argomento da prendere con la dovuta cautela! Io mi sento più in accordo col pensiero di karlem e Franco, non credo abbia senso continuare una vita non vita e soprattutto non credo che i medici o chicchessia possano arrogarsi il diritto di tenere "forzatamente in vita" con quello che si chiama "accanimento terapeutico" una persona che in condizioni normali se ne sarebbe già andata da tempo magari senza soffrire per lunghi anni. Ciò che bisogna chiedersi è: fino a che punto ha senso cercare di salvare un una vita e dov'è il limite che separa la giusta cura medica dalla violenza terapeutica contro natura!? E' difficile istituire delle leggi che abbiano validità generale, certo è che davanti ad una malattia contro la quale la scienza medica nulla può fare è inutile aspettare il miracolo; in questo caso lasciare che la natura faccia il suo corso non equivale ad uccidersi bensì a morire.
D'altro canto però mi rendo conto che una cosa è parlarne mentre un'altra cosa è averne direttamente a che fare. Saimo pronti ad affermare che sarebbe giusto lasciare che se ne vada una persona come Welby torturata da anni dalla malattia che pare non gli lasci scampo, ma saremmo poi così convinti se a star male fosse un nostro caro!? Io ho vissuto una esperienza analoga mesi fa con il mio cane. Non voglio certo paragonare la vita di un animale a quella umana ma vi assicuro che dopo 12 anni insieme ci si affeziona molto al proprio cane e chi ne ha sa di cosa parlo. Era malata di cancro alla gola, gli ultimi tempi non riusciva a mangiare quasi nulla, faticava persino a bere e respirare, la trovavamo spesso buttata a terra circondata da mosche attirate dal muco maleodorante che perdeva dal naso. Non riuscivo più a vederla in quelle condizioni così mi sono dovuto prendere il peso di convincere i miei a fare ciò che tutti noi sapevamo andava fatto per il suo bene ma che nessuno di noi aveva il coraggio di fare: andare a farla sopprimere. Sapevo che era la decisione giusta, la decisione più difficile ma più giusta perchè tenerla in vita in quelle condizioni e aspettare che morisse pian piano avrebbe fatto meno soffrire noi, ma avrebbe fatto più soffrire lei. Pensai che tenerla così era solo un atto di egoismo estremo e allora mi decisi a fare ciò che per il suo bene andava fatto. La portammo dal veterinario. Durante il viaggio sembrava avesse capito che fra poco ci avrebbe lasciati... Arrivati io e mia madre assistemmo alla "esecuzione". "Perchè sei stato lì a vedere? Io non ci sarei stato". Questa frase mi è stata detta da più di una persona e la mia risposta fu che in quel momento non mi interessava ciò che io avrei provato, visto e ricordato, mi interessava solamente che lei soffrisse il meno possibile andandosene tra le carezze di un viso a lei caro. Il veterinario dopo la anestesia le iniettò il veleno, dopodichè le sentì il cuore ed affermò che il cuore batteva ancora: "miseria ha il cuore davvero ancora forte, batte ancora, dovrò farle un'alra iniezione!". In quel momento mi sembrò come se stessimo troncando contro natura una vita che ancora aveva energie da spendere: il suo cuore era forte nonostante la malattia. Il suo cuore voleva ancora battere... Ancora sento un po' il rimorso per quello che ho fatto. So che anche se il suo cuore era forte, tenerla ancora in quelle condizioni l'avrebbe comunque ed inevitabilmente portata ad una morte più lunga e sofferente ma IL SUO CUORE VOLEVA ANCORA BATTERE, aveva ancora energie da spendere. Sono ancora convinto di aver agito nel modo giusto così facendo ma ho sempre la sensazione, e sempre la ricorderò, di aver ucciso una vita che ancora voleva vivere, di aver spento una fiamma che ancora poteva e voleva (?) bruciare...
Una differenza sostanziale c'è però tra il mio caso e il caso Welby (a parte il fatto che sto parlando di un animale e non di una persona): al mio cane è stata procurata la morte, è stata anticipata perchè non soffrisse più inutilmente(?), Welby invece morirebbe già di suo se non fosse sottoposto a terapie che forzatamente lo tengono in vita.
Sono quindi favorevole anche se capisco che non è cosa affatto facile da fare e da superare, il rimorso potrebbe sempre affacciarsi nella mente di coloro che han lasciato andare un loro caro, rimorso causato non tanto da considerazioni egoistiche quanto da dubbi tipo: "avrò fatto la cosa giusta?", "ma ne avevo il diritto?".
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karlem

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Spedito - 20/12/2006 :  13:01:56  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Molto bello e toccante il tuo racconto bazzo...
Però la differenza più importante fra il tuo caso e quello di Welby è che a decidere per il tuo cane sei stato tu insieme ai tuoi,mentre è Welby in prima persona che chiede di potersene andare.
Questo mi sembra escludere,o almeno ridurre ai minimi termini,la possibilità di provare dei rimorsi da parte dei suoi cari.
Io credo che il diritto di poter decidere della propria vita sia altrettanto sacro della vita stessa.
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bazzo

Italy
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Spedito - 20/12/2006 :  16:41:35  Mostra profilo  Visita l'homepage di bazzo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da karlem

Però la differenza più importante fra il tuo caso e quello di Welby è che a decidere per il tuo cane sei stato tu insieme ai tuoi,mentre è Welby in prima persona che chiede di potersene andare.
Questo mi sembra escludere,o almeno ridurre ai minimi termini,la possibilità di provare dei rimorsi da parte dei suoi cari.



In parte hai ragione ma in parte ci si sente sempre responsabili per la vita di un malato che, in condizioni di grave dolore e condizione, potrebbe essere ritenuto non ben in grado di decidere per se stesso.
Per quel che mi riguarda la penso come te.

Citazione:
Originariamente inviato da karlem

Io credo che il diritto di poter decidere della propria vita sia altrettanto sacro della vita stessa.



Per quanto concerne l'argomento trattato in ciò che hai detto c'è del vero ma attenzione a generalizzare la validità di una tale affermazione, perchè così facendo si porrebbe sacralità su una qualsiasi azione compiuta con la propria libertà di decisione, suicidio compreso per fare un esempio.
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karlem

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Spedito - 20/12/2006 :  17:17:33  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Beh certo il caso del suicidio è molto delicato,però io credo che anche quello non andrebbe demonizzato come la nostra cultura tende a fare.
In fin dei conti,guardando la realtà del nostro mondo e la condizione di vita di tante persone,non ci si può sorprendere se alcuni di noi decidono di andarsene prima del tempo.
Io credo che di fronte a una persona che vuole suicidarsi il nostro compito come società sarebbe innanzitutto quello di ascoltarlo,cercare di comprenderlo e fornigli per quanto possibile tutto il supporto di cui ha bisogno per cercare di risolvere i suoi problemi e ritrovare la voglia di vivere.
Una volta fatto questo -e solo dopo averlo fatto fino in fondo- se la persona continua a volersi uccidere io non ci troverei niente di scandaloso che la società gli fornisca l'assistenza per realizzare il suo proposito nel modo meno traumatico e doloroso. Anche perchè in fin dei conti un comportamento diverso non avrebbe alcuna utilità:se uno vuole proprio uccidersi lo fa comunque.
E io penso che per quanto drammatica,terribile e triste sia questa scelta,noi abbiamo il diritto di farla,anche davanti a Dio:perchè Lui ci ha donato la vita,ma ci ha donato anche il libero arbitrio con cui decidere cosa farne.
Senza contare che porre fine a una singlola vita non è certo la fine della vita tout-court.

Modificato da - karlem on 20/12/2006 17:23:05
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parmanand gri

Italy
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Spedito - 21/12/2006 :  01:49:25  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
mi pare che abbiate ragione tutti , chi vede in un modo chi nell'altro , ove può essere quindi il giusto?Sapete cosa penso sinceramente? Che la morte non dovrebbe essere così, la fine di un corpo dovrebbe essere naturale e il passaggio dolce e per nulla doloroso o sofferente. Così é la morte più degna della vita e se non è così ci sono delle ragioni e queste vanno ricercate .Avete mai visto morire natiralmente una persona? senza soffrire? con naturalezza? Ecco se vi capiterà capirete cosa voglio dire e nel frattempo? Ognuno si regoli un pò come meglio crede poichè ove non si sa come fare a raggiungere l'ottimo o il normale tutto forse può essere ritenuto lecito, io tuttavia spendo sempre una parola a favore della vita , quel cane forse se lo avessi fatto cambiare aria, portarlo sui monti, prati, all'aperto, al sole a bere l'acqua delle sorgenti e a nutrirsi delle erbe che gli animali mangiano per purificarsi ,nella bellezza e gioia della natura poteva probabilmente anche guarire o perlomeno poteva morire con naturalezza senza sofferenze del tipo che tu descrivi che sono una vera pena per tutti, come un insulto alla vita.
Auguri di buon Natale



Federico (parmanand gri)
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karlem

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Spedito - 21/12/2006 :  11:57:52  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Piergiorgio Welby ha terminato la sua vita corporea.
Da parte mia,un saluto affettuoso e pieno di ammirazione per il coraggio,la lucidità e la generosità con cui ha affrontato la sua terribile situazione.
Spero solo che adesso nessuno finisca in galera...
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bazzo

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Spedito - 21/12/2006 :  17:20:31  Mostra profilo  Visita l'homepage di bazzo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da parmanand gri

...quel cane forse se lo avessi fatto cambiare aria, portarlo sui monti, prati, all'aperto, al sole a bere l'acqua delle sorgenti e a nutrirsi delle erbe che gli animali mangiano per purificarsi ,nella bellezza e gioia della natura poteva probabilmente anche guarire o perlomeno poteva morire con naturalezza senza sofferenze del tipo che tu descrivi che sono una vera pena per tutti, come un insulto alla vita.



Si, e vaii con la fantasia che galoppa!! Una scampagnata all'aria aperta e si guarisce dal tumore! E VAII!! Dai su scendiamo dall'albero della fantasia per un attimo. A parte tutto il mio cane già era sui prati visto che ho la casa in campagna con tanta terra, aria buona e prato dove correre non mancava... Federico apprezzo la tua fede ma quello che dici mi pare a dir poco semplicistico. Credi basti un bel posto per allievare i dolori e le conseguenze di una grave malattia?
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bazzo

Italy
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Spedito - 21/12/2006 :  17:33:56  Mostra profilo  Visita l'homepage di bazzo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da karlem

Una volta fatto questo -e solo dopo averlo fatto fino in fondo- se la persona continua a volersi uccidere io non ci troverei niente di scandaloso che la società gli fornisca l'assistenza per realizzare il suo proposito nel modo meno traumatico e doloroso. Anche perchè in fin dei conti un comportamento diverso non avrebbe alcuna utilità:se uno vuole proprio uccidersi lo fa comunque.


Assistenza per realizzare il proposito di suicidio!?
Non tieni affatto conto delle conseguenze che porterebbe un atteggiamento del genere da parte della società nella società stessa e in quegli individui che vedendo appoggiato il loro proposito malsano si sentirebbero più spinti a fare una cosa che forse non avrebbero trovato il coraggio di fare da soli? Ci sono poi altre mille implicazioni da discutere... hai detto una cosa davvero grossa a mio parere!

Citazione:

E io penso che per quanto drammatica,terribile e triste sia questa scelta,noi abbiamo il diritto di farla,anche davanti a Dio:perchè Lui ci ha donato la vita,ma ci ha donato anche il libero arbitrio con cui decidere cosa farne.



Certo. Col libero arbitrio infatti si fanno anche guerre, si fa soffrire gli altri e se stessi... il libero arbitrio va ben utilizzato e solo il fatto di averlo non giustifica la giustezza delle azioni che ne scaturiscono.

Modificato da - bazzo on 21/12/2006 17:34:23
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karlem

Messaggi 52

Spedito - 21/12/2006 :  17:50:54  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Perchè ho detto una cosa grossa?
Forse non hai considerato bene la parte precedente del mio discorso...

Naturalmente il libero arbitrio ci permette di fare anche cose orrende,ma non è questo il punto.
Il punto è se una persona abbia o meno il diritto di decidere della propria vita,e secondo me ce l'ha.
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bazzo

Italy
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Spedito - 21/12/2006 :  19:46:33  Mostra profilo  Visita l'homepage di bazzo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da karlem

Perchè ho detto una cosa grossa?
Forse non hai considerato bene la parte precedente del mio discorso...

Naturalmente il libero arbitrio ci permette di fare anche cose orrende,ma non è questo il punto.
Il punto è se una persona abbia o meno il diritto di decidere della propria vita,e secondo me ce l'ha.



non so... certo ognuno di noi ha il diritto che nessuno intervenga sulle sue decisioni intime riguardanti la propria vita, ma tieni a mente che tale diritto non lo abbiamo appieno perchè siamo responsabili nei confronti di Dio che ci ha donato un corpo di cui dovremmo avere rispetto. Per questo non credo che ognuno di noi abbia del tutto il diritto di fare le proprie scelte: lo abbiamo nei confronti degli altri (in parte) ma non nei confronti di Dio.
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karlem

Messaggi 52

Spedito - 21/12/2006 :  22:38:14  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
No,mi dispiace ma non sono d'accordo.
Io credo che Dio ci ami incondizionatamente,e rispetti le nostre scelte qualsiasi esse siano,anche le più sbagliate e distruttive.
Se non fosse così non ci avrebbe dato la libertà di compierle.
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Franco_An

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Spedito - 21/12/2006 :  23:04:47  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da bazzo

L'eutanasia è davvero un argomento da prendere con la dovuta cautela!



Secondo me bisogna separare i due concetti: l'eutanasia e la sospensione dell'accanimento terapeutico, non sono la stessa cosa.

Facciamo un esempio: se una persona è colpita dal cancro, può fare un'operazione e la chemioterapia, poi magari la malattia non guarisce e il dottore propone un nuovo ciclo di operazioni e chemio, la persona può anche rifiutarsi di essere curata (anche dall'inizio) perchè forse gli svantaggi sono più che i vantaggi.

Personalmente non vedo la differenza fra il rifiutare di fare la chemio, e il rifiutare di avere una pompa che ti soffia e aspira l'aria dai polmoni.

Non è un suicidio assistito! E' semplicemente la sospensione e il rifiuto consapevole delle terapie, cosa che porta alla morte, ma in un caso dopo qualche tempo, in un altro caso immediatamente.

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Franco_An

Messaggi 506

Spedito - 21/12/2006 :  23:20:01  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da karlem

In fin dei conti,guardando la realtà del nostro mondo e la condizione di vita di tante persone,non ci si può sorprendere se alcuni di noi decidono di andarsene prima del tempo.
Io credo che di fronte a una persona che vuole suicidarsi il nostro compito come società sarebbe innanzitutto quello di ascoltarlo,cercare di comprenderlo e fornigli per quanto possibile tutto il supporto di cui ha bisogno per cercare di risolvere i suoi problemi e ritrovare la voglia di vivere.



Molte volte (a parte dei casi veramente particolari e rari) il suicidio è la forma più estremizzata di egocentrismo ed egoismo che possa esistere.

Persone che hanno moglie, marito, figli, genitori, che semplicemente decidono di uccidersi, fregandosene altamente del dolore di tutti quelli che le amano.

Sai che ci sono enormemente più casi di suicidio nei paesi ricchi che in quelli dove si fa la fame e si muore di stenti? Che segno è questo secondo te?

Citazione:

Una volta fatto questo -e solo dopo averlo fatto fino in fondo- se la persona continua a volersi uccidere io non ci troverei niente di scandaloso che la società gli fornisca l'assistenza per realizzare il suo proposito nel modo meno traumatico e doloroso. Anche perchè in fin dei conti un comportamento diverso non avrebbe alcuna utilità:se uno vuole proprio uccidersi lo fa comunque.



No, non sono assolutamente daccordo, che società è quella dove un bel giorno compare un "ambulatorio suicidi" all'ospedale di zona!? Magari sul retro dell'obitorio! Ma stiamo scherzando? Questa è un'aberrazione inconcepibile.

Mi viene in mente quel film di fantascienza dove, nella strada, fra una cabina del telefono e l'altra, c'è la "cabina del suicidio", dove la gente entra, mettere una moneta e viene disintegrata! E' assurdo come concetto, contrario a qualsiasi etica e logica.

Citazione:

E io penso che per quanto drammatica,terribile e triste sia questa scelta,noi abbiamo il diritto di farla,anche davanti a Dio:perchè Lui ci ha donato la vita,ma ci ha donato anche il libero arbitrio con cui decidere cosa farne.



Non sta in piedi questa teoria, e mi sorprende molto sentirla proprio da te.

Ma perchè una persona, senza un motivo davvero valido dovrebbe uccidersi? Non vuoi più vivere la tua vita? Donala agli altri, spendi il resto della tua vita a far felice il prossimo, finchè non ti sarai consumato le mani e i piedi, allora forse avrai dato un senso alla tua esistenza.

Invece no, non te ne frega niente degli altri, di chi ti ama, di chi soffre per la tua morte...

Anche perchè, esotericamente parlando, il suicidio è come gettare la spugna per non affrontare l'avversario, è come mettere la testa nella sabbia per non vedere il treno che ti sta per travolgere. Ho letto diverse volte che le persone suicide spesso tornano immediatamente nel mondo per rivivere le stesse esperienze che le hanno portate al suicidio.

E comunque il fatto che siamo dotati di libero arbitrio non significa che tutto quel che possiamo fare va comunque bene.

Esiste, oltre al libero arbitrio, anche il discernimento, la saggezza e l'amore per se stessi e per gli altri, e il senso dell'accontentarsi, ovvero dell'essere contenti e gioiosi anche vivendo con semplicità.

Chi pensa che in quanto una cosa qualsiasi si può fare, allora va sempre bene, perchè sennò Dio non l'avrebbe permesso, tradisce una grande immaturità e pressappochismo spirituale.

Citazione:

Senza contare che porre fine a una singlola vita non è certo la fine della vita tout-court.



Certamente, allora giustifichiamo tutto... facciamo pure la cabina a gettoni del suicidio...

Modificato da - Franco_An on 21/12/2006 23:29:39
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parmanand gri

Italy
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Spedito - 22/12/2006 :  01:56:07  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
no il dottore rischia 15 anni perchè c'é chi la pensa in un modo e che nell'altro e tutti hanno ragione. Senza una verità, senza una meta certa tutti hanno ragione,...... ma perchè gli spiritualisti dormono e si pongono al livello delle persone comuni?


Federico (parmanand gri)

Modificato da - parmanand gri on 23/12/2006 03:08:32
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Franco_An

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Spedito - 22/12/2006 :  10:13:12  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da karlem

Piergiorgio Welby ha terminato la sua vita corporea.
Da parte mia,un saluto affettuoso e pieno di ammirazione per il coraggio,la lucidità e la generosità con cui ha affrontato la sua terribile situazione.
Spero solo che adesso nessuno finisca in galera...



Ho sentito tanta ipocrisia e anche un pò di strumentalizzazione politica dietro a questo fatto.

Infatti ogni giorno negli ospedali la gente decide in totale libertà di essere curata o meno, e tanti decidono di non sottoporsi a terapie molto dolorose, perchè non vedono alcun beneficio.

Ho sentito stamattina di una donna che per non farsi amputare una gamba è morta a causa di una grave infezione, perchè lei ha potuto rifiutare la "cura" e Welby non poteva farlo? Solamente perchè non aveva la possibilitò di farlo da solo in quanto immobilizzato? Perchè aveva bisogno di uno che "staccava la spina"?

Lui ha solamente rifiutato di avere una terapia, che è un diritto dell'uomo, perchè non avrebbe comunque portato a nulla.

Ieri sera Piero Angela in tv ha detto: "Sarebbe come se una persona si trovasse schiacciata sotto ad una trave che gli è crollata addosso, e noi ci rifiutassimo di aiutarla a venirne fuori".
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karlem

Messaggi 52

Spedito - 22/12/2006 :  11:52:03  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Hai ragione Franco,ma Welby era un uomo di grande personalità ed è stato lui stesso a voler 'strumentalizzare' il suo caso per creare un dibattito pubblico su questi temi,nella speranza di squotere la classe politica e portare a un aggiornamento legislativo.

Bella l'immagine di Angela...

Modificato da - karlem on 22/12/2006 20:38:31
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karlem

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Spedito - 22/12/2006 :  12:20:34  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Franco non ho mai detto nè pensato che il suicidio sia una scelta giusta o valida,nè che qualsiasi cosa che si può fare va comunque bene. Il mio discorso non si muove sul piano della valutazione etica e spirituale del comportamento in questione -che naturalmente è negativa anche per me- ma sul piano del diritto individuale di scegliere cosa fare della propria vita.
Anche tu separi arbitrariamente le due parti del mio discorso ed estremizzi la seconda fino a portarla al ridicolo,esprimendo lo stesso attegiamento fobico e da struzzo nei confronti di questo problema che è dominante nella nostra cultura,e che deriva da una lunga tradizione il cui fondamento sta nel concetto per cui l'individuo è una funzione della società,e quindi è questa,e non l'individuo stesso,a poter disporre della sua vita.
Io penso che una società capace di guardare al problema con un'attegiamento meno pregiudiziale e moralistico sarebbe più capace di non lasciare le persone che pensano di uccidersi sole con la propria disperazione,e quindi di fare qualcosa per evitare una scelta così drammatica.
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bazzo

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Spedito - 22/12/2006 :  13:38:14  Mostra profilo  Visita l'homepage di bazzo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da karlem

No,mi dispiace ma non sono d'accordo.
Io credo che Dio ci ami incondizionatamente,e rispetti le nostre scelte qualsiasi esse siano,anche le più sbagliate e distruttive.
Se non fosse così non ci avrebbe dato la libertà di compierle.



Non ho detto che Dio non ci amerebbe più, dico solo che non è certo un buon modo per essergli grato. Dice bene Franco che i suicidi sono il male delle società ricche, dove i "veri" problemi non ci sono e vengono creati. Se proprio non sai che fartene della tua vita e tutto ti sembra vada male allora cambiala del tutto e regalala agli altri, magari a coloro che di problemi realmente seri ne hanno. Conosco una persona che è stata depressa sin da ragazzina, paturnie mentali di ogni genere e la famiglia che faceva di tutto per lei. Ora da poco la madre le è venuta a mancare, il padre è anziano e guarda un po', ha dovuto cominciare a darsi da fare realmente per sopravvivere ed ora è proprio un'altra persona! La società dovrebbe aiutare in tutti i modi chi ha propositi di suicidio, ma da qui a dire che se poi l'individuo non cambiasse idea allora non ci sarebbe nulla di male se la società lo assistesse nel suo proposito questo è assolutamente inammissibile.
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karlem

Messaggi 52

Spedito - 22/12/2006 :  20:24:53  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Vuoi dire che i "veri" problemi della vita sono quelli legati alla sopravvivenza materiale,e tutti gli altri sono "falsi"?
Riflettici un'attimo:non credo che tu pensi questo.

Io credo che se il suicidio è principalmente un problema delle società 'ricche',ciò non dipende dalla loro ricchezza materiale di per sé,ma dal fatto che questo arricchimento è andato di pari passo con una trasformazione delle relazioni sociali che le ha rese sempre più atomizzate e competitive,mentre in sostanza non è stato accompagnato da una corrispondente evoluzione morale e spirituale.
Dal mio punto di vista non è certo auspicabile tornare alla povertà materiale -che non considero di per sé un valore-,ma integrare la ricchezza materiale con quella spirituale.
Parlando in termini generali,nelle società più 'arretrate' l'individuo vive immerso in un tessuto di relazioni comunitarie che da un lato gli forniscono gli strumenti materiali e culturali per affrontare la vita con delle sicurezze di fondo,ma dall'altro mantengono la sua individualità,la sua unicità,in uno stato larvale.
Nelle società più 'avanzate' invece la 'liberazione' dell'individuo dai legami comunitari,se da un lato gli ha aperto possibilità di sviluppo e realizzazione personale in precedenza assenti,dall'altro lo ha posto sempre più in una condizione di isolamento esistenziale,solo di fronte a un mondo sempre più grande,unificato,organizzato,e spesso indifferente o addirittura ostile. E' soprattutto da questo che derivano a mio avviso i problemi legati al suicidio.
In una prospettiva storica,io credo sarebbe auspicabile che noi riuscissimo a mantenere il valore assoluto della personalità individuale introdotto nella nostra cultura dal Cristianesimo,e al tempo stesso ricreare in una nuova e superiore dimensione (come comunità -che proprio perchè non esclude più,ma integra e realizza in sé l'unicità degli individui che la compongono- non è più particolare ma universale) la forma comunitaria delle relazioni sociali distrutta dallo sviluppo storico.
Le considerazioni che ho espresso sul suicidio si muovono in quest'orizzonte:da un lato riconoscere al singolo individuo il pieno diritto di disporre della sua vita; dall'altro fare in modo che,anche in una problematica così estrema,egli possa trovarsi in una società che invece di "giudicare e condannare" il suo proposito,sia capace di farsene carico,di com-patire con lui il suo dramma esistenziale,al limite -e sottolineo al limite- anche fino al suo esito estremo.
Ciò che voi trovate aberrante e inammissibile,a me sembra molto più simile all'atteggiamento di un Dio infinitamente amorevole che non abbandona mai i Suoi figli,e gli resta vicino anche nel momento in cui loro si allontanano da Lui nel modo più estremo e drammatico.
Naturalmente questo che faccio è un discorso di principio:mi rendo conto benissimo che l'applicazione pratica di una cosa del genere sarebbe estremamente problematica,e si esporrebbe al rischio di mille abusi.

P.S. La decisione della Chiesa di negare a Welby i funerali religiosi -che peraltro credo lo avrebbe lasciato indifferente- ha suscitato in me un grande disprezzo.
Dato che -per quanto ne so- questo non viene fatto nemmeno per i suicidi,è evidente che si tratta di una decisione tutta politica. Penso che dovrebbero vergognarsi.

Modificato da - karlem on 23/12/2006 13:40:36
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Fausto Intilla

Messaggi 19

Spedito - 23/12/2006 :  18:07:25  Mostra profilo  Visita l'homepage di Fausto Intilla  Rispondi allegando il testo
La soluzione del problema,paradossalmente,sta proprio nella sua indecidibilità.
Il problema dell'eutanasia sta esattamente in questo:

Per poter creare una legge costituzionale, che permetta o meno l'interruzione di determinate terapie fondamentali per il mantenimento in vita del soggetto in questione,in base ai parametri di "volontà-sofferenza" di quest'ultimo, occorre fondamentalmente stabilire alcune cose:

1) Il soggetto che intende,per mezzo di terzi, interrompere il trattamento terapeutico,nel momento in cui ha dichiarato questa sua chiara intenzione, era nel pieno delle sue facoltà di intendere e di volere?

2) Vi sono state delle persone che, potenzialmente, stando costantemente vicino al soggetto-paziente in questione, avrebbero potuto influenzare questa sua scelta?

2.a) L'hanno fatto realmente?

3) Qual'era il livello di sofferenza (fisico-psichico) in cui il soggetto si trovava al momento di questa sua decisione?

3.a) Tale livello, sarebbe potuto diminuire,con una terapia psico-analitica ? (non dimentichiamoci che la psiche influenza il corpo, e viceversa).

Risolvendo:

1) Oggettivamente decidibile

2) Oggettivamente decidibile

2.a) Oggettivamente indecidibile

3) Decidibile solo in base ai parametri soggettivi di pochi osservatori in stretto contatto con il soggetto-paziente;da un punto di vista oggettivo quindi: indecidibile.

3.a) Decidibile solo in base ai parametri soggettivi di pochi osservatori in stretto contatto con il soggetto-paziente;da un punto di vista oggettivo quindi: indecidibile.

Come possiamo notare quindi, da questa "analisi logica" del "problema", a prevalere sono le questioni oggettivamente indecidibili [punti: 2.a) ; 3) ; 3.a) ], su quelle invece oggettivamente decidibili [ punti: 1) ; 2) ]. Non si dispone quindi di una sufficiente quantità di informazione inerente alla decidibilità del problema.

Conclusione:
La terapia di mantenimento in vita di un "malato terminale",qualora questa possa essere eseguita senza alcun motivo di impedimento fisico (causato da fattori di qualsiasi tipo),non dovrebbe mai venire interrotta.

Andando ad abbracciare anche tutti quegli elementi che generalmente vengono trascurati in tale questione(quelli che potrebbero,qualora venissero mutati da un punto di vista legislativo,cambiare l'approccio medico-terapeutico a dipendenza delle caratteristiche di ogni singolo caso clinico che venga preso in considerazione),mi rendo conto comunque delle implicazioni in ambito sociale che tali mutamenti legislativi comporterebbero,qualora un giorno venissero presi in esame onde deciderne un'effettiva applicabilità o meno (tali emendamenti andrebbero sicuramente contro il Giuramento di Ippocrate);ciò comunque non esclude a priori (considerando il continuo evolversi di determinati meccanismi e "schemi" sociali)che in futuro,forse non tra qualche decennio ma molto più avanti ancora,il tutto venga risolto molto semplicemente grazie ad una "Unanimità sociale" nel considerare ed interpretare una delle questioni più oscure,misteriose e "temibili" presente nella storia dell'Umanita,sin dalla Notte dei Tempi: La Morte.
Credo che il problema dell'eutanasia, verrà sicuramente risolto in futuro grazie ad un cambiamento di paradigma , unanimamente accolto (e questa è l'unica accezione nella quale va considerato ciò che avevo precedentemente definito come: Unanimità sociale), in relazione a tutto ciò in cui l'uomo si adopera oggigiorno, per contrastare con tutti i mezzi possibili di cui dispone, qualsiasi "percorso umano" che porti ad una morte "prematura" e quindi innaturale ; e forse sarà proprio su quest'ultimo termine, sulla confutabilità di ciò che oggi distinguiamo in naturale e innaturale, che si giocherà la "partita finale" da cui nascerà una nuova visione sociale della realtà, in grado di modificare-aggiornare le attuali leggi costituzionali in materia di Eutanasia (un termine che in futuro, assumerà sicuramente altre connotazioni che oggi la nostra società,difficilmente può accettare).

Fausto Intilla
(Inventore-divulgatore scientifico)
www.oloscience.com
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karlem

Messaggi 52

Spedito - 24/12/2006 :  01:43:05  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Caro Fausto,ti faccio presente che l'art.32 della Costituzione italiana dice:"Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana."
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Franco_An

Messaggi 506

Spedito - 24/12/2006 :  11:03:29  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da Fausto Intilla
Per poter creare una legge costituzionale, che permetta o meno l'interruzione di determinate terapie fondamentali per il mantenimento in vita del soggetto in questione



Ma questo già esiste.

Ogni persona può rifiutare una cura o una terapia. Nessun medico o persona può obbligare un individuo a sottoporsi a dei trattamenti che questo non vuole o non condivide.

Guarda per esempio quelli che non fanno le trasfusioni o i trapianti per motivi religiosi.

Ogni giorno in Italia muoiono persone che hanno rifiutato di fare la chemio, di sottoporsi ad operazioni invalidanti (vedi il mio post sopra), ecc.

Qui si continua a confondere l'eutanasia con la sospensione dell'accanimento terapeutico.

Quel che si intende comunemente per eutanasia è il "suicidio assistito", se una persona soffre o è malata, arriva uno che gli fa l'anestesia generale, poi l'iniezione di sostanze tossiche e questo muore.

L'accanimento terapeutico è il tenere in vita artificialmente e meccanicamente una persona oltre il punto di morte naturale.

Nel caso di Welby lui sarebbe morto già da molti anni se non fosse stato per le macchine, lui ha solamente deciso di rifiutare la sua terapia inutile, anche perchè sarebbe morto entro qualche mese o anno per lento soffocamento.

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Franco_An

Messaggi 506

Spedito - 24/12/2006 :  11:45:26  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da karlem

Vuoi dire che i "veri" problemi della vita sono quelli legati alla sopravvivenza materiale,e tutti gli altri sono "falsi"?



Assolutamente no. Ma se si insegna alle persone, fin dall'asilo e dalle elementari, a prevalere sull'altro (anche attraverso i voti migliori), ad essere competitivo, ecc, si cresce con un sistema di valori distorti (ricchezza, fama, successo) imposti dal marketing delle multinazionali, e anche dalle politiche dei governi (più guadagni, più spendi, più sei soddisfatto, e più stiamo tutti bene), ci credo poi che l'individuo ad un certo punto scoppia.

Ma devi sempre tener conto che puoi tirarti fuori dal sistema, se non ti piace creati un tuo sistema, una nicchia di esistenza felice come piace a te, nessuno ti lega ad una scrivania a sfornare pratiche. Puoi anche avere il libero arbitrio di cambiare la tua vita in meglio, al posto di puntarti una pistola, no?

Citazione:

Parlando in termini generali,nelle società più 'arretrate' l'individuo vive immerso in un tessuto di relazioni comunitarie che da un lato gli forniscono gli strumenti materiali e culturali per affrontare la vita con delle sicurezze di fondo,ma dall'altro mantengono la sua individualità,la sua unicità,in uno stato larvale.



Invece penso che sia proprio l'opposto, solo in un ambiente di relazioni umane calde e sincere l'individuo si esprime e fiorisce al meglio delle sue capacità.

Dove vuoi che si esprima? In un "cubicle" di un ufficio ad aria condizionata a Manhattan? Dopo aver passato 30 anni della sua vita ad imparare come essere una persona di successo, produttiva e competitiva nel mercato?

Citazione:

Le considerazioni che ho espresso sul suicidio si muovono in quest'orizzonte:da un lato riconoscere al singolo individuo il pieno diritto di disporre della sua vita; dall'altro fare in modo che,anche in una problematica così estrema,egli possa trovarsi in una società che invece di "giudicare e condannare" il suo proposito,sia capace di farsene carico,



Forse non hai mai avuto a che fare con casi di persone con tendenze suicide, e spero che non ti capiti mai nella vita, io invece (purtroppo) ho dovuto anche passare attraverso questa esperienza.

La psicologia di una persona che si vuole suicidare è estremamente complessa (senza ovviamente fare di tutta l'erba un fascio), è connotata da un enorme egocentrismo ed egoismo, lo vedi proprio chiaramente, spesso non gliene importa nulla di nessuno se non di se stessa, e quando fa qualcosa di altruistico è sempre per un qualche ritorno psicologico, tipo di considerarsi una "brava persona". Spesso si lamenta di un sacco di cose, dice di meritare questo e quello, ma non fa niente per raggiungere i suoi obiettivi (nonostante che ha magari 10 persone che la seguono, la aiutano e la ascoltano con amore tutti i giorni), dice che solo una certa cosa può renderla felice, poi un giorno qualcuno le da quella cosa ma questo non cambia il suo atteggiamento distruttivo, vuole un certo tipo di lavoro, poi riesci a farle avere il lavoro che vuole e dopo un mese lo abbandona e piange 3 giorni perchè non meritava che il capo la sgridasse perchè ha dimenticato di preparare una cosa importantantissima, non fa mai autocritica, è solo tutto il mondo che è ingiusto con lei, ecc ecc ecc...


Citazione:

di com-patire con lui il suo dramma esistenziale,al limite -e sottolineo al limite- anche fino al suo esito estremo.
Ciò che voi trovate aberrante e inammissibile,a me sembra molto più simile all'atteggiamento di un Dio infinitamente amorevole che non abbandona mai i Suoi figli,e gli resta vicino anche nel momento in cui loro si allontanano da Lui nel modo più estremo e drammatico.
Naturalmente questo che faccio è un discorso di principio:



Scusa ma io continuo a dissentire anche nel caso di un discorso di principio.

Ma non senti che c'è qualcosa di veramente contro natura in questo che dici?

Dio è Vita, è Amore, è Volontà, e volere la fine della vita significa il negare tutto questo alla base, rifiutarlo.

Yogananda disse che le persone che si suicidano (in un contesto di insoddisfazione della vita) commettono un'atto più grave dell'omicidio, perchè non è solamente il togliere la vita a qualcuno, ma è il negare la vita stessa, e in quanto tale negare Dio. L'anima dovrà tornare sulla terra schiava di un forte egoismo e gravata del grande peso karmico di aver commesso il suicidio. E da questo non c'è scampo o giustificazione.


Citazione:

P.S. La decisione della Chiesa di negare a Welby i funerali religiosi -che peraltro credo lo avrebbe lasciato indifferente- ha suscitato in me un grande disprezzo.
Dato che -per quanto ne so- questo non viene fatto nemmeno per i suicidi,è evidente che si tratta di una decisione tutta politica. Penso che dovrebbero vergognarsi.



Nemmeno io amo la chiesa, e tutti quei politici bigotti che hanno chiesto l'arresto del dottore che ha fermato la macchina, ecc. Ma comunque mi pare di aver capito che Welby ha lasciato fra le sue ultime volontà il desiderio di avere un funerale laico.
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karlem

Messaggi 52

Spedito - 24/12/2006 :  16:58:37  Mostra profilo  Rispondi allegando il testo
Citazione:
Originariamente inviato da Franco_An


Ma devi sempre tener conto che puoi tirarti fuori dal sistema, se non ti piace creati un tuo sistema, una nicchia di esistenza felice come piace a te, nessuno ti lega ad una scrivania a sfornare pratiche. Puoi anche avere il libero arbitrio di cambiare la tua vita in meglio, al posto di puntarti una pistola, no?


Sì certo,ma puoi anche trovarti preso in un'ingranaggio da cui non riesci a districarti...

Citazione:
solo in un ambiente di relazioni umane calde e sincere l'individuo si esprime e fiorisce al meglio delle sue capacità.


E' quello che penso anch'io. Ma è un dato storico che è stata la società moderna europea a far emergere la forma e il valore dell'individualità e a creare le condizioni sociali di una sua illimitata possibilità di espressione. Lo ha fatto in un modo contraddittorio che come ho detto spero possa essere superato dall'ulteriore sviluppo storico,ma indubbiamente lo ha fatto.
Se siamo qui a parlare via computer di diritti individuali è per effetto della trasformazione culturale e materiale prodottasi negli ultimi 5-6 secoli nella nostra società.



I motivi e le personalità di coloro che vogliono suicidarsi possono essere molto diversi fra loro -come hai detto anche tu è difficile generalizzare-,e altrettanto diversi possono quindi essere i modi per cercare di aiutarli. Quando parlo di com-patire il loro dramma esistenziale non intendo certo questo nel senso di accondiscendere indiscriminatamente al loro modo di porsi e percepire le cose.
Jung ha scritto da qualche parte che non si può cambiare niente che non si sia prima accettato:è a questo atteggiamento che mi riferisco.
Non ho conosciuto persone che volevano uccidersi,ma posso dirti che,parecchi anni fa,io avevo deciso di farlo e ci sono arrivato davvero molto vicino. A fermarmi non è stata la paura delle conseguenze (perchè uno che arriva a quel punto è del tutto indifferente alla possibilità di peggiorare ulteriormente la propria situazione,e non riesce nemmeno a concepirla),e nemmeno il rimorso per il dolore che avrei provocato ad altre persone (perchè chi vive una sofferenza insopportabile non può che vedere come una piccola cosa questo dolore). A fermarmi è stato soltanto l'amore,il mio amore per la vita,per gli altri,per il mondo. Così ho preso proprio la decisione che sia tu che bazzo avete espresso. Ho pensato:va bene,visto che tutto è perduto e non ho più niente da chiedere regalerò la mia vita agli altri,e ho deciso di andare in Africa come volontario. Poi per un'insieme di motivi nemmeno questo proposito si è realizzato,ma questa decisione mi ha permesso di uscire dall'abisso in cui mi trovavo in quel momento,e di ritrovare con il tempo una nuova e più profonda prospettiva esistenziale.
Questa esperienza mi ha insegnato guardare con grande rispetto e comprensione chi,per qualsiasi motivo,si viene a trovare in una situazione di questo tipo.


Citazione:

Dio è Vita, è Amore, è Volontà, e volere la fine della vita significa il negare tutto questo alla base, rifiutarlo.


Sì certo,ma Dio è anche Libertà,e questa è inscindibile dall'amore.
Nel terzo volume di Walsch Dio dice: "Sarò sempre con te,fino alla fine dei tempi. Ma non ti imporrò mai la Mia volontà. Mai. Desidero per te il bene maggiore,ma più di ogni altra cosa desidero che tu segua la tua volontà. Questo è l'amore più grande.
Se Io voglio per te ciò che anche tu vuoi,solo allora posso dire di amarti davvero. Se invece voglio per te ciò che Io desidero,allora amo Me stesso attraverso di te.
In questo modo anche tu puoi capire se gli altri ti amano,e se tu ami loro. Perché l'amore non sceglie nulla per se stesso,ma cerca soltanto di rendere possibili le scelte della persona amata".

Citazione:

Yogananda disse che le persone che si suicidano (in un contesto di insoddisfazione della vita) commettono un'atto più grave dell'omicidio, perchè non è solamente il togliere la vita a qualcuno, ma è il negare la vita stessa, e in quanto tale negare Dio. L'anima dovrà tornare sulla terra schiava di un forte egoismo e gravata del grande peso karmico di aver commesso il suicidio.


Non conosco questo passo:puoi darmi il riferimento bibliografico?

Sempre in quel libro Walsch chiede: "C'è una teoria che ho sentito spesso,secondo cui chi cerca di sfuggire alle condizioni della propria vita con il suicidio,scopre di trovarsi davanti a quelle stesse condizioni nell'aldilà,e quindi non è sfuggito a nulla. Cosa puoi dirmi la riguardo?

-La vostra esperienza in ciò che definite l'aldilà è un riflesso del vostro stato di coscienza al momento della morte. Tuttavia siete sempre dotati di libero arbitrio,e potete cambiare la vostra esperienza in qualunque momento.

-Quindi le nostre persone care che si sono suicidate stanno bene?

-Certo. Stanno molto bene."

In Rivelazioni di un'angelo Ariel dice:"La conseguenza karmica del suicidio...è indescrivibilmente complessa....Non esiste un modo lineare e pre-ordinato di prevedere quale sarà,perchè il processo di proiezione karmica di ogni atto compiuto nella vita terrena sulla vita successiva varia da anima ad anima. Ogni viaggio dell'anima è assolutamente unico..."

Comunque sia,ho già detto e ripetuto che sono perfettamente daccordo con te e bazzo nel considerare il suicidio un gesto moralmente e spiritualmente negativo.

Citazione:

Nemmeno io amo la chiesa, e tutti quei politici bigotti che hanno chiesto l'arresto del dottore che ha fermato la macchina, ecc. Ma comunque mi pare di aver capito che Welby ha lasciato fra le sue ultime volontà il desiderio di avere un funerale laico.



No,Welby ha detto solo di voler essere cremato,senza esprimere preferenze riguardo al funerale,mentre la moglie,che è cattolica praticante,aveva chiesto quello religioso che il Vicariato ha negato.

Buon Natale

Modificato da - karlem on 24/12/2006 17:07:10
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