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mamo
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Spedito - 08/05/2008 : 13:54:02
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Questo sarà il mio ultimo scritto in questo forum, come avevo già detto all'inizio, non è mia intenzione fermarmi a chiacchierare, perché il mio scopo non è il dibattito né il proselitismo, non è nemmeno il convincere delle mie tesi che, oltretutto, mie non sono e non potrebbero essere, trattandosi di conoscenza una e universale. Identica a quella dei Veda, del Jaina Dharma, del I ching, del Tao tè ching, di Cristo, di Maometto, della Thorà giudaica, del Budda, di Ermete, di Zoroastro. Tutte queste tradizioni hanno in sé il duplice aspetto che circonda gli stessi principi universali che costituiscono il piedistallo e la cima finale della teoria destinata all'uomo che abbisogna di luce. Uno dei due aspetti è all'esterno ed è destinato alla gran parte degli uomini, avendo come scopo quello di indicare vie che non possono essere esaustivamente comprese. L'altro aspetto è interiore, o esoterico, nascosto agli occhi comuni che devono aspettare il loro momento per aprirsi alle loro più elevate possibilità. Di tutte le tradizioni che ho nominato quella Vedica è la più circostanziata e completa, e contiene tutte le altre in principio. Queste altre hanno però svolto il compito del rivolgersi a una moltitudine di modalità dissimili di culture e civiltà, ma sempre evidenziando gli stessi principi e il principio unico che esprime il Sacro Mistero innominabile. Ma cosa sono questi principi? È evidente che non è questo il luogo per scrivere un trattato di metafisica ma indicherò, nel modo più chiaro possibile, di cosa si tratta. Non sono io che esprimo mie idee personali, ma saranno esclusivamente e rigorosamente esposizioni delle Sacre Scritture Vediche.
Per principi universali si deve intendere di quei principi che legiferano su tutta la manifestazione e che, per farlo, devono esserle esterne (per usare una simbologia spaziale). Significa che ogni principio universale non può essere modificato e modificabile, rappresentando, nei confronti della manifestazione il Dharma universale, ovvero l'asse immobile e fisso attorno al quale ruota il cambiamento. I principi universali non sono assoluti, perché l'Assoluto non può essere che Uno, oltre che più che il semplice "essere". Se ci fossero due infiniti non sarebbero infiniti perché si limiterebbero vicendevolmente. I principi discendono una scala gerarchica la quale, muovendo dal Principio primo, si svolge allontanandosi dal proprio Centro, per gradi di relatività sempre maggiori e proporzionali a questo allontanamento. I principi universali non appartengono quindi al cambiamento dell'universo manifestato e, come accade anche a tutte le cause sui piani di manifestazione, i loro effetti non possono modificarli, come il calore non può essere bruciato dal fuoco che da lui deriva. I principi universali non sono quindi appartenenti alla dimensione formale della realtà, ma sono integrati in ciò che a noi è possibile solo chiamare "Non essere". Al "Non essere", per le stesse ragioni, appartengono anche gli aspetti impersonali e personali di Brahama (Nirguna e Saguna), e pure la dimensione dell'Essere che da loro deriva e che costituisce l'Essere Unico, che le scritture Vediche chiamano "Ishvara". Anche Ishvara quindi rientra nel "Non essere" poiché è la Causa prima dell'essere e, per questo, deve starne al di sopra e, come dire, al di fuori. Ora darò un esempio di un principio universale:
Tutti sapete che la manifestazione, nel suo insieme e con tutti gli indefiniti piani di realtà relativa che occupa, è costretta al movimento continuo, nella ricerca di nuovi equilibri che sostituiranno quelli che si rompono ed esauriscono. Il movimento stesso è la risultante di questa necessità di perfezione. Ognuno di noi cammina sostituendo un equilibrio che si spezza col passo. Questa non è l'evoluzione come la intendono le credenze moderne, perché la realtà non è una freccia lanciata in una sola direzione verso il miglioramento obbligatorio, ma è ciclica ed è sempre possibile, in questa ciclicità, un arretramento. È proprio attraverso un apparente arretramento che il ciclo si compie, ma non percorrerà i propri passi già fatti, perché nulla si ripete nello stesso modo, nell'esistenza. Più corretto sarebbe definirlo un ritorno ciclico, ma che sfocerà su un piano superiore della spirale o, e allora sarà un vero arretramento, su quello inferiore della spirale che modula la realtà che si sta osservando. Il termine "arretramento" definisce il verso opposto (sempre in agguato) alla possibilità di miglioramento in avanti. Ebbene, la legge, o per meglio dire... il principio che impone all'universo questo cambiamento continuo è un principio universale. Questo principio non è sottomesso, in quanto causa del movimento, al movimento stesso, altrimenti potrebbe fermarsi arbitrariamente e, con questo, far morire all'improvviso tutta la manifestazione. Quindi, nell'armonia della respirazione divina che espira l'universo, questo principio è immobile. Ma non è Assoluto, perché cessa la sua azione immobile nella fase di inspirazione del Brahaman, quando l'universo tutto si reintegra nella Causa che lo ha generato fissandosi, con tutti gli embrioni di possibilità della realtà relativa, nel Non tempo che chiamiamo Eternità. Questa esposizione è dedicata a tutti coloro che abbiano curiosità di sapere come le Sacre Scritture Vediche trattino di simili problematiche, superiori al comune intendimento umano. Naturalmente i principi universali sono molteplici e legiferanti, ognuno al grado di realtà che gli appartiene, per volontà divina.
L'iniziazione, per prima cosa, quando è vera ed effettiva, dona la capacità di conoscere i principi per intuizione diretta e assoluta. Questa conoscenza io l'ho avuta prima di aver mai letto nulla al riguardo, né la mia Maestra mai me ne ha accennato. Lei mi ha insegnato solo il Silenzio interiore. |
Modificato da - mamo on 09/05/2008 10:27:39 |
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Mercurio Termassimo
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Spedito - 22/08/2008 : 04:50:38
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Citazione: Originariamente inviato da mamo
Questo sarà il mio ultimo scritto in questo forum, come avevo già detto all'inizio, non è mia intenzione fermarmi a chiacchierare, perché il mio scopo non è il dibattito né il proselitismo, non è nemmeno il convincere delle mie tesi che, oltretutto, mie non sono e non potrebbero essere, trattandosi di conoscenza una e universale. Identica a quella dei Veda, del Jaina Dharma, del I ching, del Tao tè ching, di Cristo, di Maometto, della Thorà giudaica, del Budda, di Ermete, di Zoroastro. Tutte queste tradizioni hanno in sé il duplice aspetto che circonda gli stessi principi universali che costituiscono il piedistallo e la cima finale della teoria destinata all'uomo che abbisogna di luce. Uno dei due aspetti è all'esterno ed è destinato alla gran parte degli uomini, avendo come scopo quello di indicare vie che non possono essere esaustivamente comprese. L'altro aspetto è interiore, o esoterico, nascosto agli occhi comuni che devono aspettare il loro momento per aprirsi alle loro più elevate possibilità. Di tutte le tradizioni che ho nominato quella Vedica è la più circostanziata e completa, e contiene tutte le altre in principio. Queste altre hanno però svolto il compito del rivolgersi a una moltitudine di modalità dissimili di culture e civiltà, ma sempre evidenziando gli stessi principi e il principio unico che esprime il Sacro Mistero innominabile. Ma cosa sono questi principi? È evidente che non è questo il luogo per scrivere un trattato di metafisica ma indicherò, nel modo più chiaro possibile, di cosa si tratta. Non sono io che esprimo mie idee personali, ma saranno esclusivamente e rigorosamente esposizioni delle Sacre Scritture Vediche.
Per principi universali si deve intendere di quei principi che legiferano su tutta la manifestazione e che, per farlo, devono esserle esterne (per usare una simbologia spaziale). Significa che ogni principio universale non può essere modificato e modificabile, rappresentando, nei confronti della manifestazione il Dharma universale, ovvero l'asse immobile e fisso attorno al quale ruota il cambiamento. I principi universali non sono assoluti, perché l'Assoluto non può essere che Uno, oltre che più che il semplice "essere". Se ci fossero due infiniti non sarebbero infiniti perché si limiterebbero vicendevolmente. I principi discendono una scala gerarchica la quale, muovendo dal Principio primo, si svolge allontanandosi dal proprio Centro, per gradi di relatività sempre maggiori e proporzionali a questo allontanamento. I principi universali non appartengono quindi al cambiamento dell'universo manifestato e, come accade anche a tutte le cause sui piani di manifestazione, i loro effetti non possono modificarli, come il calore non può essere bruciato dal fuoco che da lui deriva. I principi universali non sono quindi appartenenti alla dimensione formale della realtà, ma sono integrati in ciò che a noi è possibile solo chiamare "Non essere". Al "Non essere", per le stesse ragioni, appartengono anche gli aspetti impersonali e personali di Brahama (Nirguna e Saguna), e pure la dimensione dell'Essere che da loro deriva e che costituisce l'Essere Unico, che le scritture Vediche chiamano "Ishvara". Anche Ishvara quindi rientra nel "Non essere" poiché è la Causa prima dell'essere e, per questo, deve starne al di sopra e, come dire, al di fuori. Ora darò un esempio di un principio universale:
Tutti sapete che la manifestazione, nel suo insieme e con tutti gli indefiniti piani di realtà relativa che occupa, è costretta al movimento continuo, nella ricerca di nuovi equilibri che sostituiranno quelli che si rompono ed esauriscono. Il movimento stesso è la risultante di questa necessità di perfezione. Ognuno di noi cammina sostituendo un equilibrio che si spezza col passo. Questa non è l'evoluzione come la intendono le credenze moderne, perché la realtà non è una freccia lanciata in una sola direzione verso il miglioramento obbligatorio, ma è ciclica ed è sempre possibile, in questa ciclicità, un arretramento. È proprio attraverso un apparente arretramento che il ciclo si compie, ma non percorrerà i propri passi già fatti, perché nulla si ripete nello stesso modo, nell'esistenza. Più corretto sarebbe definirlo un ritorno ciclico, ma che sfocerà su un piano superiore della spirale o, e allora sarà un vero arretramento, su quello inferiore della spirale che modula la realtà che si sta osservando. Il termine "arretramento" definisce il verso opposto (sempre in agguato) alla possibilità di miglioramento in avanti. Ebbene, la legge, o per meglio dire... il principio che impone all'universo questo cambiamento continuo è un principio universale. Questo principio non è sottomesso, in quanto causa del movimento, al movimento stesso, altrimenti potrebbe fermarsi arbitrariamente e, con questo, far morire all'improvviso tutta la manifestazione. Quindi, nell'armonia della respirazione divina che espira l'universo, questo principio è immobile. Ma non è Assoluto, perché cessa la sua azione immobile nella fase di inspirazione del Brahaman, quando l'universo tutto si reintegra nella Causa che lo ha generato fissandosi, con tutti gli embrioni di possibilità della realtà relativa, nel Non tempo che chiamiamo Eternità. Questa esposizione è dedicata a tutti coloro che abbiano curiosità di sapere come le Sacre Scritture Vediche trattino di simili problematiche, superiori al comune intendimento umano. Naturalmente i principi universali sono molteplici e legiferanti, ognuno al grado di realtà che gli appartiene, per volontà divina.
L'iniziazione, per prima cosa, quando è vera ed effettiva, dona la capacità di conoscere i principi per intuizione diretta e assoluta. Questa conoscenza io l'ho avuta prima di aver mai letto nulla al riguardo, né la mia Maestra mai me ne ha accennato. Lei mi ha insegnato solo il Silenzio interiore.
molto interessante questo tuo intervento.
Non ho capito se avei una domanda, comunque a riguardo dell'aspetto fondante dei principi universali da te espresso qui sopra, permettimi se posso di citare il Bagavad Gita (testo vedico fra i più antichi)
Capitolo 10 La Gloria dell'Assoluto 1. Il Signore Supremo disse: O Arjuna dalle braccia potenti, amico mio carissimo, ascolta ancora la mia parola, che è detta per il tuo bene e ti porterà grande gioia. 2. Né la moltitudine degli esseri celesti né i grandi saggi conoscono la Mia origine perché io sono la fonte, sotto ogni aspetto, degli uni come degli altri. 3. Colui che Mi conosce come il non-nato, Colui che è senza inizio, il sovrano di tutti i mondi, non è illuso ed è libero da tutte le colpe. 4-5. L'intelligenza, la conoscenza, la libertà dal dubbio e dall'illusione, il perdono, la veridicità, il controllo di sé e la calma, la gioia e il dolore, la nascita e la morte, la paura e il coraggio, la non-violenza, l'equanimità, la soddisfazione, l'austerità, la generosità, la gloria e l'infamia, tutte queste cose hanno origine da Me soltanto. 6. I sette grandi saggi, i quattro che li precedettero e i Manu, padri dell'umanità, sono nati dalla Mia mente; tutte le creature, in questo mondo, discendono da loro. 7. Colui che conosce veramente questa Mia gloria e potenza Mi serve con devozione pura e completa, non c'è dubbio. 8. Io sono la fonte di tutti i mondi, spirituali e materiali. Tutto emana da Me. I saggi che conoscono perfettamente questa verità Mi servono con devozione e Mi adorano con tutto il cuore. 9. I pensieri dei Miei veri devoti sono sempre per Me, la loro vita è abbandonata a Me ed essi traggono grande soddisfazione e felicità istruendosi l'un l'altro e conversando su di Me. 10. A coloro che sempre Mi servono e Mi adorano con amore e devozione do l'intelligenza con la quale potranno giungere a Me. 11. Pieno di compassione per loro, Io che vivo nel loro cuore distruggo, con la torcia luminosa della conoscenza, le tenebre dell'ignoranza. 12-13. Arjuna disse: Tu sei il Brahman Supremo, la dimora ultima, il purificatore sovrano, la Verità Assoluta e l'eterna Persona Divina. Tu sei Dio, l'essere primordiale, non creato e onnipresente. Tu sei il non-nato e la bellezza che tutto pervade. Tutti i grandi saggi, come Narada, Asita, Devala, Vyasa, lo hanno affermato e Tu ora mi concedi di sperimentarlo. 14. O Krishna, accetto come la verità più pura tutto ciò che mi hai detto. Né gli esseri celesti né gli esseri demoniaci conoscono la Tua Persona, o Signore. 15. In realtà Tu solo conosci Te stesso, o fonte di tutto ciò che esiste, Signore di tutti gli esseri, Dio di tutti gli dei, Persona Suprema, maestro dell'universo. 16. Descrivimi nei particolari, Ti prego, i Tuoi poteri divini con cui penetri tutti i mondi e in essi dimori. 17. Come devo meditare su di Te? In quali forme contemplarti, o Signore Beato? 18. Parlami ancora dei tuoi poteri yogici e delle tue glorie, o Janardana (Krishna), poiché non sono mai sazio del nettare delle Tue parole. 19. Il Signore Beato disse: Ti descriverò dunque le Mie glorie divine, o Arjuna, ma soltanto le più importanti poiché infinito è il Mio splendore. 20. Sono l'Anima Suprema situata nel cuore di ogni creatura, o Gudakesha. Sono l'inizio, la metà e la fine di tutti gli esseri. 21. Tra gli Aditya Io sono Visknu, e tra le sorgenti luminose, il sole radiante. Tra i Marut sono Marici, e tra i corpi celesti sono la luna. 22. Fra i Veda sono il Samaveda, fra gli Dei sono Vasava, per i sensi sono la mente e degli esseri sono la coscienza. 23. Tra i Rudra sono Shiva, tra gli Yaksha e i Rakshasa sono il signore delle ricchezze (Kuvera); tra i Vasu sono il fuoco (Agni). Tra le montagne sono Meru. 24. Tra i sacerdoti, o Arjuna, sappi che Io sono il capo, Brihaspati, e tra i generali sono Skanda, il signore della guerra. Tra le acque sono l'oceano. 25. Tra i grandi saggi sono Bhrihu. Tra i suoni sono Om, la sillaba indefettibile; e tra i sacrifici, il japa, il canto dei santi nomi. Tra le montagne sono l'Himalaya. 26. Tra gli alberi sono il fico sacro, e tra i saggi e gli esseri celesti Narada. Tra i Gandharva, cantori celesti, sono Chitaratha e tra le anime realizzate, il saggio Kapila. 27. Tra i cavalli, sappi che io sono Uccaishrava, che uscì dall'oceano e nacque nell'immortalità. Tra i nobili elefanti sono Airavata e tra gli uomini il Sovrano. 28. Tra le armi sono il fulmine, e tra le vacche la vacca dei desideri. Tra i procreatori sono Kandarpa, il dio dell'amore; e tra i serpenti il re, Vasuki. 29. Tra i Naga, serpenti celesti, io sono Ananta; e tra le divinità delle acque, Varuna. Tra gli antenati sono Aryama, e tra gli amministratori della legge sono Yama, il signore della morte. 30. Tra gli esseri demoniaci Daitya Io sono il fervente Prahlada, e tra gli oppressori, il tempo. Tra le bestie sono il leone, e tra gli uccelli, Garuda, che trasporta Vishnu. 31. Tra i purificatori sono il vento, e tra coloro che portano le armi sono Rama. Tra i pesci sono lo squalo, e tra i corsi d'acqua, il Gange. 32. O Arjuna, di ogni creazione sono l'inizio e la fine, e anche la metà. Fra tutte le scienze sono la scienza spirituale dell'anima, e dei logici sono la conclusione, la verità finale. 33. Tra le lettere sono la A, e tra le parole composte, sono la parola doppia. Sono anche il tempo inesauribile, e tra i creatori sono Brahma, i cui volti multipli guardano ovunque. 34. Sono la morte che tutto divora, e anche la sorgente di tutto ciò che verrà. Nella donna sono la fama, la fortuna, l'eloquenza, la memoria, l'intelligenza, la fedeltà e la pazienza. 35. Tra gli inni sono il Brihat-sama, che si canta per Indra; e tra i poemi, la Gayatri, cantata ogni giorno dai brahmana. Tra i mesi sono novembre e dicembre, e tra le stagioni, la primavera. 36. Tra le truffe sono il gioco d'azzardo e sono il fulgore di tutto ciò che risplende. Sono la vittoria, la risoluzione, e dei bravi sono la bravura. 37. Tra i discendenti di Vrishni sono Vasudeva e tra i Pandava, Arjuna. Tra i saggi sono Vyasa, e tra i grandi pensatori, Ushana. 38. Di quelli che opprimono sono la verga, e tra coloro che cercano la vittoria sono l'accortezza. Dei misteri sono il silenzio, e del saggio la saggezza. 39. Inoltre, o Arjuna, sono il seme che genera tutte le esistenze. Né vi è qualcosa che si possa muovere o non muovere, esistere o non esistere senza di Me. 40. O potente vincitore dei nemici, le Mie manifestazioni divine non hanno limiti. Ciò che ti ho rivelato non è che una minima parte della Mia grandezza infinita. 41. Tutto ciò che è bello, potente, glorioso, sappi che scaturisce da un semplice frammento del Mio splendore. 42. Ma a che servono, o Arjuna, tutti questi particolari? Con una semplice scintilla della Mia Persona, Io penetro e sostengo l'universo intero. http://www.visionaire.org/gita/nuovoBG/bhagavadgita9-10.htm#10
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